striscioni da tutto l’abruzzo

In via Raiale scoppia la protesta dei movimenti per l’acqua

PESCARA. Sono arrivati con striscioni e cartelli da Castilenti, Salle, Manoppello e dalle più vicine Montesilvano e Francavilla per presidiare l’assemblea dei soci Aca e chiedere lo scioglimento del...

PESCARA. Sono arrivati con striscioni e cartelli da Castilenti, Salle, Manoppello e dalle più vicine Montesilvano e Francavilla per presidiare l’assemblea dei soci Aca e chiedere lo scioglimento del consiglio di amministrazione. I rappresentanti abruzzesi del Forum dei movimenti per l’acqua si sono radunati sotto la sede di Confindustria, in via Raiale, per sensibilizzare i 44 sindaci e delegati dell’Ambito territoriale ottimale (Ato), presenti ieri pomeriggio all’incontro in rappresentanza di 51 quote, su quella che definiscono «una necessità che investe un bene fondamentale della vita».

I manifestanti premono sulla realizzazione di un’azienda speciale di diritto pubblico «che garantisca trasparenza, efficienza e partecipazione nella gestione del bene comune acqua nel nostro territorio», spiega al megafono Renato Di Nicola (nella foto), tra i coordinatori della scorsa campagna referendaria che ha portato, in tutta Italia, 27 milioni di cittadini a votare contro la privatizzazione. I delegati abruzzesi chiedono a gran voce di seguire l’esempio di città come Napoli, Palermo e Reggio Emilia, dove dopo la stagione delle privatizzazioni, da alcuni mesi è stato avviato l’iter per rendere di nuovo pubblica la gestione dell’acqua. È per questo che alcuni di loro, durante il presidio pochi minuti prima dell’inizio dell’assemblea, hanno esposto gli striscioni gialli con la scritta «Dimissioni», proprio mentre il sindaco Luigi Albore Mascia stava scendendo dall’auto per raggiungere gli altri soci. «Sono passati più di tre mesi dagli arresti che hanno fatto scoppiare l’ennesimo caso Aca», rimarca Di Nicola, «ma ad oggi nulla è cambiato: gli scandali e le inchieste hanno dato indirettamente forza a quello che da tempo il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua va denunciando all’opinione pubblica, alle forze sociali e politiche e anche agli organi giudiziari. L’Aca è un fallimento: è incapace di gestire un bene pubblico, i suoi bilanci non sono veritieri e il suo presidente ancora non riesce a dimettersi».

Secondo i manifestanti, i Comuni dell’Ato non avrebbero nessun vantaggio concreto a diventare soci dell’Aca. «La società», spiega Corrado Di Sante segretario provinciale di Rifondazione comunista e membro del Forum, «è vittima di due blocchi di potere: da un lato il cosiddetto partito dell’acqua, composto in maniera trasversale da membri di Pd e Pdl e, dall’altro, c’è una quota di sindaci che spinge verso la privatizzazione. Se Chieti, ad esempio, dovesse rimanere nell’Aca, i suoi cittadini si troverebbero a pagare una bolletta tre volte più alta. E lo stesso avverrebbe per Bussi o San Valentino».

Ylenia Gifuni

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