Incompiuta sulla riviera, paga il Comune

Il Tar accoglie il ricorso dei residenti contro lo scheletro di un palazzo abusivo. Sel: è ora di abbatterlo

PESCARA. Sono cinque anni che i residenti attendono l’abbattimento dello scheletro di un palazzo di cinque piani sulla riviera nord. L’edificio è ancora lì, ma ora gli abitanti della zona un risultato l’hanno ottenuto. Il Tar ha accolto un ricorso di alcuni cittadini indignati e ha condannato il Comune a pagare ai ricorrenti un’indennità annuale fino alla demolizione avvenuta, con retroattività di cinque anni, per non aver provveduto ancora a rendere operativa la sentenza di demolizione. Secondo un calcolo approssimativo, l’ente dovrebbe versare 56.900 euro.

Questa è l’ennesima puntata di una battaglia legale che va avanti da anni contro l’edificio che la ditta Michelangelo non è mai riuscita a realizzare. Una sentenza del Tar, confermata nel 2008 dal Consiglio di Stato, ha annullato la licenza di costruzione rilasciata dal Comune e prescritto la demolizione totale dell’edificio. Ma l’ordinanza di abbattimento è stata impugnata per un errore e dopo cinque anni il Comune non è ancora riuscito ad emanare un nuovo provvedimento di demolizione. «L’edificio», sostiene il consigliere comunale di Sel Giovanni Di Iacovo, «antiestetico e assurdo per dimensioni e geometrie, ormai annerito dal tempo, coperto di graffiti scoloriti, incombe sulla prospettiva di questo tratto di riviera ed è divenuto base operativa di microdelinquenza legata allo spaccio. C’è da ricordare che la costruzione è stata realizzata in parte su suolo demaniale, per distrazione degli uffici comunali al momento dell’autorizzazione della concessione».

Ora è intervenuta un’altra sentenza del Tar, su un ricorso presentato da tre residenti contro il Comune. «Tale rudere», scrivono i giudici del tribunale amministrativo, «determinerebbe un evidente peggioramento del panorama di cui si godeva in precedenza dall’immobile, riducendo sensibilmente la vista sul mare». «Il Comune», spiega ancora il Tar, «una volta adottato un atto illegittimo in materia urbanistica ed edilizia non esce di scena, ma permane il suo dovere di rimediare alla situazione di illegittimità dallo stesso creata, rimuovendone ogni tipo di effetto contro legem». Il Tar ha quindi riconosciuto una riduzione del valore dell’immobile dei ricorrenti. Da qui, il risarcimento del danno. Soddisfatto l’ex consigliere comunale Davide Pace tra i primi a sollevare il caso dell’incompiuta. Critico nei confronti del Comune Di Iacovo, che ha presentato anche un’interrogazione per sapere quando verrà abbattuto «l’ecomostro». «Questa ennesima inadempienza del Comune che ricade sui portafogli di tutti i cittadini è vergognosa», ha commentato. (a.ben.)

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