parla un ex alunno del bellisario

«Io, artista a New York grazie a quella scuola»

PESCARA. Era un alunno del Bellisario, quando non era ancora Misticoni/Bellisario, e oggi è un artista, fotografo ed editore di successo a New York. Andrea Costantini, 37 anni, da quell'istituto d’ar...

PESCARA. Era un alunno del Bellisario, quando non era ancora Misticoni/Bellisario, e oggi è un artista, fotografo ed editore di successo a New York.

Andrea Costantini, 37 anni, da quell'istituto d’arte di Pescara ne ha fatta di strada, ma se li ricorda ancora bene i giorni della scuola, i look alternativi, l’affetto dei professori, le fotografie sviluppate al buio della camera oscura, come ormai non si fa più.

Che ricorda del Bellisario?

«Ai miei ricordi legati alla scuola che sono tutti piacevoli. Mi alzavo la mattina per intraprendere una giornata di pura creatività. L’atmosfera era divertente, un ambiente scolastico in grado di istruire lasciando i giusti spazi a ragazzi creativi ed esuberanti. Vestivamo in modo strambo, mai alla moda, ognuno era diverso: per me pantaloni di due taglie più grandi, scarpe differenti, capelli colorati e cuffie nelle orecchie con l’immancabile walkman. Ognuno di noi aveva il suo stile, esprimeva se stesso e la sua creatività anche attraverso il modo di vestire. Al Bellisario l’apprendimento si svolgeva tra pellicole, emulsioni, camere oscure e tavoli luminosi intervallati da letture di poesie o saggi, così da suscitare interesse in noi alunni. Potevamo anche ascoltare musica per ispirare la nostra creatività nelle ore dedicate al disegno. Tutto era analogico e manuale, dalle macchine fotografiche Yashica biottiche ai rullini, alle penne rapido graph, ai righelli e ai fogli di carta Fabriano. Le pellicole si sviluppavano a mano, nella camera oscura, dove gli acidi servivano talvolta anche a fare test per decolorare i miei capelli. Adoravo la storia dell’arte e “detestavo” le materie scientifiche. Ricordo con affetto tutti i professori. Il professor Claudio Di Bene di grafica pubblicitaria mi apostrofava dicendo “Costantini…non ci siamo”, grattandosi energicamente la folta barba. Il professor Fabio Finore mi ha introdotto ai segreti della fotografia, me lo ricordo disteso sulla sua sedia, dai nostri banchi si vedeva solo la sua testa spuntare dalla cattedra, e ancora il professor Pierpaolo Serini, che con i suoi fotomontaggi, che secondo lui non erano mai perfetti, ha influenzato molto la mia arte attuale».

In che modo la formazione ricevuta ha influito positivamente sul suo approccio al lavoro?

«Al Bellisario si parte dalle basi, si passano ore a tracciare righe e cerchi su un foglio, a matita, si impara a costruire prospettive, ombre e si passa poi per le materie tecniche. Oggi nella mia arte c’è tutto questo: la precisione acquisita su quei banchi di scuola, il meticoloso controllo dei dettagli e le nozioni tecniche che servono per realizzare i miei lavori. E poi c’è la conoscenza della storia dell’arte che ha avuto su di me un grande impatto».

Perché, secondo lei, un ragazzo dovrebbe scegliere il Misticoni/Bellisario oggi?

«Se un ragazzo sente che la creatività è la sua strada, può trovare al Misticoni/Bellisario il giusto percorso per affiancare alla propria passione le conoscenze necessarie a trasformarla in lavoro. E’ una scuola che valorizza chi ha uno sguardo fuori dall’ordinario, affianca alla formazione culturale la cura di tutti gli aspetti tecnici che consentono di aprire una porta sul mondo del lavoro. Può essere un buon punto di partenza per giovani artisti».

Che rapporto ha con la sua regione?

«L’Abruzzo è parte di me, è una regione che amo e promuovo ogni volta che posso, rappresenta le mie radici. I suoi colori e i suoi sapori sono spesso parte del mio processo creativo. Amo fotografare l’Abruzzo e quando torno in Italia dedico una buona parte del mio tempo a perdermi tra i paesi abruzzesi, godere dei piatti della nostra cucina e sentire i suoni dei nostri dialetti. Vado molto fiero dell’Abruzzo e del mio essere abruzzese». (ma.ri.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA