«Io, malato di sclerosi ho speso 8.500 euro per riavere la patente»

Un pensionato racconta la sua odissea nella burocrazia La commissione lo giudica obeso, ma il peso è nella norma

PESCARA. Complessivamente ha sborsato 8.500 euro in due anni per ottenere il rinnovo della patente. Tra visite mediche specialistiche, adattatori da posizionare sul volante dell’automobile e un veicolo nuovo di zecca, dotato di cambio automatico, un pensionato di 60 anni malato di sclerosi multipla, oltre al portafogli, ci stava rimettendo anche la salute. Ma dopo la lunga trafila nell’ufficio patenti speciali di via Rieti, la beffa arriva dall’ufficio provinciale dell’Aci (Automobile club d’Italia) a cui l’uomo fa ricorso. L’esito degli esami medici e delle prove di guida suona come l’ennesima presa in giro: tutte quelle spese, dicono i delegati dell’Aci, in realtà non servono a nulla poiché il disabile risulta in grado di guidare qualsiasi tipo di vettura, senza bisogno di nessun tipo di adattatore.

La disavventura ha toccato tasche e sensibilità di Enrico Tascione, 60 anni di Pianella, dal 2003 affetto da sclerosi multipla. «È iniziato tutto nel 2011», racconta l’uomo, «quando per la prima volta mi sono dovuto rivolgere alla commissione patenti speciali per ottenere il rinnovo della licenza di guida. Dopo 4-5 mattine di sveglia all’alba per riuscire a prendere il numero, finalmente prenoto la visita. Ma già allora mi vengono contestate una serie di cose, tra cui l’obbligo del freno a mano sullo sterzo». Il pensionato ammette a denti stretti che gli impiegati dell’ufficio pescarese di via Rieti gli suggeriscono persino «l’indirizzo del rivenditore a cui avrei dovuto rivolgermi per le modifiche dell’automobile». «Non avevo scelta», si lascia andare Tascione, «e così ho speso i primi 980 euro per gli adattatori sul volante. La patente mi viene così confermata per due anni, dicendomi che qualora avessi comprato l’auto con il cambio automatico, avrei potuto prorogare la scadenza per cinque anni».

Archiviata la prima pratica, il copione si ripete identico a distanza di due anni, nel marzo scorso. «Vado a fare la visita a Pescara il 4 marzo», dice Tascione, «intanto avevo sostituito la mia auto con un’altra con il cambio automatico, pagandola 7mila euro. Ma ancora una volta scattano le contestazioni: mi dicono che, in quanto titolare di assegno di accompagnamento, non posso rinnovare la patente e mi invitano più volte, bruscamente, ad accomodarmi fuori». Il fascicolo di Enrico Tascione è bocciato e la motivazione appare quasi come una canzonatura: sul certificato di mancato rilascio c’è scritto «soggetto obeso paraplegico». «Ma se peso 100 chili e sono alto 1 metro e 82», sbotta l’uomo, che si decide a presentare ricorso. «Mi sono sentito perso», rimarca, «sono tornato a casa quasi piangendo, ho smesso di dormire e mi stavo ammalando di depressione. Senza la patente non avrei saputo come fare per andare in giro».

Nel giro di qualche settimana arriva la convocazione negli uffici dell’Aci di Ancona. «Il 20 marzo prenoto la visita dal nefrologo», aggiunge il 60enne, «poi vengo sottoposto alla prova di guida simulata e infine al test in strada. Tutti positivi. Al punto che l’ingegnere che mi stava esaminando mi fa accostare con la macchina e mi dice che non c’è bisogno di nessun tipo di adattatore nè di cambio automatico e che, anzi, sono in grado di guidare ogni tipo di automobile». Il risultato? Patente rinnovata per altri due anni e 8.500 euro buttati al vento.

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