Ippopotami, leoni e clown: quando la vita è un circo

Dietro le quinte del Royal. L’addestratore: a sette anni pettinavo già le criniere

PESCARA. Un ruzzolone nel fango e un sonnellino prima dell’esibizione. L’ippopotamo più grande d’Europa, 25 anni e 3 tonnellate di simpatia, approfitta dei raggi di sole di fine gennaio: proprio non ne vuole sapere di aprire gli occhi e salutare i nuovi arrivati. Il cammello, invece, si sporge con il collo oltre il recinto, cercando di curiosare tra gli ospiti che con macchine fotografiche, smartphone e block notes passeggiano e fanno domande all’interno del circo.

Mancano due ore al primo spettacolo del Royal Circus, che dal 21 dicembre scorso si è fermato a Spoltore, di fronte all’Arca. Il grande tendone azzurro e rosso da duemila posti è vuoto. Denny Monticchio, 38 anni, di mestiere addestratore di leoni, con un sorriso amichevole ci apre le porte del suo mondo e di quello della famiglia circense Dell’Acqua, raccontandoci i segreti nascosti dietro le luci di scena e i costumi fluorescenti di giocolieri, clown, equilibristi, contorsionisti, ammaestratori e acrobati.

«Sono figlio di generazioni di circensi», racconta con la parlantina sciolta, «dicono che il mio trisavolo ammaestrasse le mucche. Io invece sono nato a Bari, nel senso che il circo si trovava lì in quel momento. Sono nomade, come la mia famiglia e i miei amici: una settimana prima sarei stato irlandese. Una dopo mi sarei trovato col passaporto turco. E mi è andata anche bene». Sorride: jeans blu scuro, giacca di pelle nera, zoccoli ai piedi e cerchietto al lobo sinistro. Denny parla 5 lingue, è diplomato e ha cambiato vari lavori, tra cui un impiego come interprete all’ambasciata greca e come pr nelle discoteche. Successivamente decide di tuffarsi a tutto campo nella vita circense, cambiando città e nazione ogni volta che si sposta la carovana. Adesso ha cinque leoni Simba, Prince, Yuri, Lido, Masai e la tigre Cico ed è uno dei migliori addestratori al mondo. Assieme a suo fratello Redy è stato insignito del Guinness world record, esibendosi in una gabbia con 22 tigri e leoni.

«A 7 anni pettinavo le criniere», sottolinea, «tornavo da scuola e c’era un maestro anziano che ci insegnava l’abc delle acrobazie. In genere sono i primi numeri che impari: poi sei tu che scegli cosa diventare in base a fisico e inclinazioni. Sono nato addestratore e se Dio vuole lo sarò fino a 70 anni. Quando nasci in mezzo agli animali sviluppi un certo feeling. Dico di avere la segatura nel sangue, perché quando respiri questa vita non riesci più a farne a meno. I lati negativi ci sono, ma non c’è nessun altro lavoro che ti permette di girare il mondo, stare a stretto contatto con gli animali e non dare conto a nessuno. Ci sono persone che lavorano nei circhi perché non hanno alternative, ma ne conosco poche».

Il circo di Loris e Rudy Dell’Acqua deriva dal “Circo impero” fondato tra gli anni Trenta e Quaranta. La tradizione vuole che il capostipite Arnaldo si innamorò della bella circense Matilde e decise di seguirla. Loro, i membri della nuova generazione, si definiscono «gente che vive di semplicità». La loro vita, continuamente sotto le luci dei riflettori, è consacrata agli applausi e alla ribalta. C’è Daiana, equilibrista appassionata di cavalli, Elison che si esibisce con gli hula hoop, Enis, verticalista ammaestratore della parata esotica, Elder equilibrista e clown in veste di “Ridolini”. Poi ci sono i giocolieri Ernani e Arnaldo e la contorsionista Sandy. «In Italia spesso ci accomunano agli zingari», riflette Denny Monticchio, «in paesi come la Francia, invece, siamo delle star. Per ogni spettacolo dobbiamo firmare un contratto che ci impegna a intrattenerci con il pubblico per foto e autografi. La nostra è una piccola comunità interreligiosa, andiamo tutti d’accordo perché abbiamo la mente aperta. Ci diamo una mano per ogni cosa, anche negli spostamenti. Tra di noi si creano dei legami particolari, quasi come una famiglia».

Nel grosso spiazzo all’esterno del tendone sono sistemati i camper degli artisti e i recinti degli animali: zebre, struzzi, cavalli bianchi, pony, highlands, ossia le mucche irlandesi, cammelli e dromedari, l’ippopotamo più grande d’Europa, la giraffa, la tigre e i cinque leoni. Le gabbie si vedono dalla strada principale e spesso i bimbi si intrattengono a guardare incantati il leone che gioca con la tigre.

Il più anziano è Simba che ha 14 anni e una folta criniera che gli incornicia i tratti somatici. Denny è un po’ il suo “papà” perché tra le sue braccia ha aperto gli occhi per la prima volta.

«E’ un pigrone», scrolla la testa l’addestratore, «devo limargli le unghie e coccolarlo continuamente. Ma fa parte del nostro metodo, il “rinforzo positivo” che consiste nell’invitarlo a fare i numeri attraverso carezze e cibo. Siamo i primi a condannare la violenza sugli animali: lui segue la frusta perché sa che all’estremità c’è il cibo. E dietro le quinte, alla fine di ogni numero, arriva un boccone di pollo o di carne seguito da tante carezze. Se uno dei cinque leoni non fa il numero non avrà nulla: loro lo capiscono e la volta successiva ti ascoltano. Ma non puoi forzarli con metodi coercitivi. Il loro istinto da predatore è sopito, ma se vogliono possono rivoltarsi».

Lo sprezzo del pericolo fa parte delle abilità degli addestratori che, in ogni situazione, devono essere in grado di prevenire eventuali incidenti. «Purtroppo possono capitare», ammette Denny, «ma devi essere bravo a evitarli con metodi consolidati. Conosco leoni e tigri come se fossero figli miei. Mi basta un’occhiata in penombra per capire se c’è qualcosa che li infastidisce». Gli aneddoti sulla vita circense sono tantissimi, ma intanto il tempo scorre e arriva il momento di entrare in scena. Qualcuno arriva trafelato a bacchettare Denny perché mancano 5 minuti allo show. «Sono in ritardo, mi dispiace devo andare», si scusa. Lo salutiamo. Avremmo voluto chiedergli tante altre cose, ma non si può. Sono le 17 e anche per noi è il momento di gustarci lo spettacolo. Stavolta comodamente seduti in platea.

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