Mazzata sul lavoro

L'addio della Honeywell ad Atessa, martedì l'ultimo tentativo 

Ministero, Regione e sindacati incontreranno l'azienda per convicerla a ripensarci.  I 420 lavoratori fermano lo sciopero dopo l'assemblea. Prc: la multinazionale va in Slovacchia per 20 milioni di euro dopo che da noi ha già preso fondi e benefici

ATESSA. La Honeywell di Atessa chiude. Lo stop delle produzioni è previsto a inizio primavera, allo scadere degli ultimi sgoccioli degli ammortizzatori sociali a disposizione: i contratti di solidarietà terminano il 2 aprile. Lo ha riferito la dirigenza della multinazionale direttamente al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Dietro precise domande: «Avete problemi ad Atessa? Proseguirete la produzione?», la risposta - «Abbiamo intenzione di ristrutturare lo stabilimento Honeywell Garrett Italia srl di Atessa nel corso del secondo trimestre del 2018» - ha gelato l’interlocutore del Governo che ha potuto solo incassare.

«Ho ricevuto (martedì sera ndc), come previsto, i vertici della Honeywell e ho rinnovato la disponibilità piena del Governo a sostenere programmi di investimento in innovazione e ricerca per mantenere l’attività produttiva nello stabilimento di Atessa», riferisce Calenda, «i vertici di Honeywell hanno ritenuto di non accogliere la proposta avanzata e hanno comunicato la decisione di cessare l’attività. Si tratta di una decisione estremamente grave. In accordo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali il ministero continuerà a seguire la vicenda con l’obiettivo di trovare soluzioni che possano garantire gli attuali livelli occupazionali».

leggi anche: Lanciano, Honeywell annuncia la chiusura: in 420 rischiano il posto La decisione dell'azienda dopo l'incontro al ministero e due mesi di sciopero. Riunita subito l'assemblea dei lavoratori. Appello dei sindacati e due interrogazioni Pd e Mdp al ministro

Il prossimo incontro è previsto già il 21 novembre. Al tavolo ministeriale si siederanno ancora i manager francesi della corporate americana, la vera “testa” operativa per il business Honeywell in Europa, il ministro Calenda, il vice presidente della giunta regionale abruzzese, Giovanni Lolli, e i sindacati. E si riparte da qui per tracciare la seconda fase di una delle principali vertenze del Paese, alla stregua dell’Ilva di Taranto, con un percorso tutto in salita.

I LAVORATORI. Alle 19 la sala polivalente di Atessa è gremita. Dentro si respira un’aria greve, di speranze colpite a morte, di sudore che si mischia alle lacrime dentro i cappotti del primo freddo invernale, di domande che prudono dentro. Dietro un tavolo ci sono i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm, c’è l’assessore alle crisi industriali Lolli, diversi sindaci del comprensorio, il presidente della Provincia di Chieti, Mario Pupillo, il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli, e la giunta quasi al completo del Comune di Lanciano. Si è, letteralmente, di fronte ad un capezzale.

I volti sono tesi e gli sguardi bassi. Si parte quasi in sordina, poi il discorso si scalda. «Ci hanno presi in giro, sapevano tutto e ci hanno affamato per due mesi. È un’azienda che ha chiuso a dicembre in utile, che corre dietro al centesimo guadagnato in più». Ma quando il segretario provinciale della Fiom, Davide Labbrozzi, si dilunga un po’ di più al microfono viene intimato di smettere. La gente vuole sapere cosa deve fare a partire da domani. «Rientriamo in fabbrica? L’azienda sarà pronta a ripartire? Che cosa può fare lo Stato, che cosa possiamo fare adesso?». Sono tutte le domande che arrivano ai sindacalisti e alle rsu. Volano anche accuse. C’è rabbia, angoscia, disgusto.

PRENDI I SOLDI E SCAPPA. Rifondazione comunista prende spunto dal titolo di un celebre film per individuare le cause dell'addio della Honeywell ad Atessa ed il trasferimento in Slovacchia. Il segretario regionale Marco Fars e il responsabile lavoro Carmine Tomeo scrivono che la multinazionale americana ha ricevuto dalla Slovacchia quasi 20 milioni di euro. "Ecco le motivazioni della delocalizzazione", spiegano, "andare ad arraffare soldi pubblici in un altro Stato, dopo aver ricevuto milioni di euro in Italia. Parliamo di cifre enormi: oltre 4,5 miliardi di lire nel 1999 grazie ai benefici della Legge 64 del 1986; di una serie di finanziamenti con la famosa Legge 488, per un ammontare complessivo di circa 4,5 milioni di euro; 1,8 milioni di euro per credito d’imposta sfruttando la Legge 388; qualcosa come un miliardo di euro di esenzioni fiscali, beneficiate dal 1992 al 2002. Ora ha deciso di andare a spremere più intensamente lavoratori laddove dove minori sono i diritti garantiti. Quando la politica delinea un sistema di regole che favoriscono il capitale e umiliano il lavoro, i casi come Honeywell o Golden Lady continueranno a verificarsi".

PROSSIME MOSSE. «Stasera stessa (ieri per chi legge, ndc) comunichiamo all’azienda l’intenzione di interrompere lo sciopero», spiega la rsu Fim, Dorato Di Camillo, «tecnicamente l’azienda il primo giorno ci metterà in ferie, il secondo in ferie o in formazione, dal momento che non è pronta a far ripartire le macchine, dal terzo giorno, lunedì, lo stabilimento sarà operativo e dal giorno successivo si andrà in produzione. L’azienda si organizzerà con la rotazione della solidarietà come si fa in questi casi». Più in alto, al tavolo ministeriale, si dovrà innanzitutto cercare di strappare alla Honeywell il tempo necessario per formulare altre proposte per il territorio. «Il peso della battaglia finora l’avete portato voi sulle spalle», dice Lolli, «ora lo porteremo noi». Alla Honeywell si chiederà di far richiesta allo Stato per una proroga della solidarietà, poi si dovrà pensare a qualche alternativa. E si dovrà restare incollati a quel tavolo, pretendere l’interessamento diretto di Calenda. Ci sono 420 posti di lavoro diretti e 200 dell’indotto da salvare in qualche modo. Si riparte da lì. Il Governo proverà a far pesare la sua forza sugli altri business che Honeywell ha in Italia, e ogni giorno, ogni ora a venire, saranno decisive. «Fate in fretta», dice un lavoratore rivolto ai politici, «in primavera si vota e voi sarete distratti, non penserete più a noi. Perciò fate in fretta».
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