L'Aquila, la grazia di Mattarella per il preside arrestato 

Bearzi non dovrà più scontare 5 anni d’interdizione dalla scuola. E’ felice Fu condannato per la morte di tre studenti sotto le macerie del Cotugno

L’AQUILA. Il terremoto gli ha segnato la vita, il presidente Mattarella gli ha concesso la grazia. «Sono estremamente felice e desidero ringraziare tutti coloro che mi sono stati accanto e hanno sostenuto la richiesta di grazia». Così dice Livio Bearzi otto anni e mezzo dopo la scossa maledetta che, il 6 aprile del 2009, devastò L'Aquila, e uccise anche tre studenti del convitto nazionale «Domenico Cotugno». Per quelle morti, Bearzi, dirigente scolastico friulano, che all’epoca era, da pochi mesi, preside del Cotugno, è stato condannato e, nel 2015, arrestato. Un epilogo che appariva sorprendente, se paragonato ad altri scandali del prima e il dopo terremoto. Fino a ieri quando per il preside friulano è arrivata la grazia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha condonato interamente la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, consentendogli di poter tornare subito a scuola.

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Bearzi era stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 4 anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per omicidio colposo plurimo e lesioni personali, per la morte degli studenti Luigi Cellini di Trasacco, di 15 anni, Marta Zelena, di 16 e Ondreij Nouzovsky, di 17, e il ferimento di altri due ragazzi nel crollo della scuola. Fu ritenuto colpevole per la mancata ristrutturazione del vecchio edificio del Convitto (costruito nell'800) e per l'assenza di un piano per la sicurezza. Il preside - nel frattempo rientrato a Udine - si ritrovò dietro le sbarre dal 10 novembre al 23 dicembre del 2015, quando il suo avvocato, Stefano Buonocore, riuscì a ottenere dal magistrato di sorveglianza l'affidamento in prova ai servizi sociali, misura confermata nell'aprile 2016 dal Tribunale di Trieste e che lo vede svolgere volontariato in un consorzio che si occupa di accoglienza ai profughi. Nella lista dei ringraziamenti di Bearzi, oltre al presidente Mattarella, ci sono anche «il Ministro della Giustizia, parlamentari, ex parlamentari e il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, anche dell'Abruzzo, i presidi di tutta Italia, l'Associazione Nazionale Presidi, il mondo della scuola gli amici abruzzesi e friulani e le migliaia di persone che hanno attestato sensibilità attraverso il loro appoggio alla domanda di grazia».

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Senza dimenticare, ha aggiunto, «la mia famiglia e gli amici più cari, tra i quali il mio avvocato di fiducia, Buonocore». Che ricorda: «Se penso a quel giorno del 2015 quando ci siamo conosciuti in carcere, in quel momento non osavamo nemmeno immaginare che il percorso si potesse concludere in questo modo. E’ un bravissimo preside», dice il legale. «Deve rientrare nella scuola perché il contributo che può dare è grandissimo». Oggi Livio Bearzi si dichiara estremamente felice e ringrazia «tutti coloro i quali, a vario titolo e in diverso modo, mi sono stati accanto e hanno sostenuto la richiesta di grazia». Conclude così il preside graziato. Che spazza via le macerie dalla sua vita professionale.