L’Arcivescovo Forte: «Il dovere dell’accoglienza riguarda tutti noi»

CHIETI. Monsignor Bruno Forte oggi la povertà ha assunto molte forme, quelle delle periferie e quelle dei migranti, ma la risposta a questa emergenza sembra sempre insufficiente. «La povertà è un...

CHIETI. Monsignor Bruno Forte oggi la povertà ha assunto molte forme, quelle delle periferie e quelle dei migranti, ma la risposta a questa emergenza sembra sempre insufficiente.

«La povertà è un fenomeno complesso. C'è quella dei paesi poveri e lontani, e quella di chi vive in paesi ricchi accanto a chi è in una condizione di benessere. C'è la povertà dei migranti, spesso in fuga da fame e pericoli di sopravvivenza. Da noi un esempio di povertà è quella dei giovani senza futuro e senza speranza di un'occupazione. L'altro giorno ho visitato una struttura della Comunità di Sant'Egidio a Roma destinata ai rifugiati e sono rimasto positivamente impressionato dal fatto che il primo immediato intervento nei loro confronti, una volta soddisfatte le esigenze primarie, è quello educativo, quello cioè di insegnare la lingua alle persone, perché senza la conoscenza della lingua sono tagliate fuori da ogni possibilità di integrazione. Credo che si debba rispondere alla sfida delle diverse povertà sia sul piano della programmazione economica e della promozione delle possibilità di lavoro, sia con l'educarci tutti a una più grande corresponsabilità sociale, che ci faccia sentire il bene comune come valore a cui tendere tutti anche attraverso la solidarietà con i più deboli, priorità ineludibile per tutti».

Questa responsabilità non sembra che ispiri l'Europa delle barriere e delle diseguaglianze.

«La sfida dell'accoglienza dei migranti è la cartina da tornasole che sta rivelando la disunione europea. Ormai ci rendiamo conto che i muri non sono solo verso i rifugiati, ma anche all'interno dell'Europa tra paesi che seguono logiche diverse, alcuni ripiegati sulla propria difesa, che nella prospettiva del villaggio globale non ha più significato, altri - come l'Italia - più aperti all'accoglienza e all'integrazione. Bisogna dire comunque che i migranti e i rifugiati costituiscono per i paesi di accoglienza, e per l'Italia in particolare, un valore necessario: senza il fenomeno immigratorio l'azienda Italia non basterebbe a se stessa, perché la forza lavoro non risulterebbe sufficiente. I migranti sono visti come un pericolo solo da logiche di bassa lega. In realtà essi sono un potenziale umano che va sostenuto e accolto con rispetto, tenendo conto anche che possono costituire un valore aggiunto per la crescita di tutti».

Cosa direbbe a quegli italiani che protestano e alzano muri contro l'accoglienza dei migranti?

«Al primo posto c'è la dignità di ogni persona da rispettare: si tratta di un valore sacro che dobbiamo riconoscere se vogliamo costruire un paese civile. La nostra Costituzione si apre con le parole "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro", che implicano da un lato la dignità inalienabile di ogni cittadino, dall'altro il diritto al lavoro di tutti. Per quelli che chiedono accoglienza il processo di sostegno e di integrazione è una sfida sul piano etico, ma sarebbe banale negare o minimizzare la considerazione positiva della forza lavoro che essi possono costituire. Per tornare all'Europa, occorre un impegno all'altezza dei padri fondatori, un impegno cioè alla costruzione di un'Europa solidale in cui si condivida l'urgenza di accogliere e integrare i migranti e i rifugiati. Papa Francesco considera perciò giustamente il dovere dell'accoglienza come un'esigenza etica che ci riguarda tutti».

E Papa Francesco dell'elezione di Trump ha infatti detto: mi interessa solo che non faccia male ai poveri.

«Questo mi sembra chiaro. Mettere al primo posto i poveri significa pensare in una logica di solidarietà lungimirante. Quello che fa il bene di tutti, specialmente dei piccoli e dei poveri, costruisce il futuro e fa crescere il Paese nel suo insieme».

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