Fausto Filippone con la moglie Marina Angrilli

TRAGEDIA DELL'AUTOSTRADA

L’impegno dei magistrati: «Troveremo la verità» 

Il procuratore di Chieti, Testa, incontra i familiari di Marina: faremo il possibile. Entro due mesi arriveranno gli esiti degli esami tossicologici e le perizie sui cellulari

CHIETI. Un faccia a faccia per abbracciare una famiglia distrutta dal dolore e per promettere che l’inchiesta andrà avanti fino a trovare la verità. Ieri, il procuratore Francesco Testa ha incontrato il fratello di Marina Angrilli, la moglie di Fausto Filippone, prima vittima di una domenica di follia ambientata tra Chieti Scalo, Pescara e il viadotto dell’A14 a Francavilla. Francesco Angrilli, ematologo all’ospedale di Pescara, è salito al secondo piano del palazzo di via Spaventa per un incontro informale, senza verbali di sommarie informazioni, senza domande e risposte: «Un incontro doveroso», dice Testa, un passato alla procura distrettuale Antimafia di Messina, appena rientrato a Chieti dopo la trasferta di Palermo per partecipare alle cerimonie in memoria del giudice Giovanni Falcone. Un incontro da uomo a uomo e non tra procuratore e parente delle vittime.

Francesco Testa, procuratore della repubblica

«Ai familiari degli Angrilli ho portato la solidarietà umana della procura e ho dato l’assicurazione che noi tutti faremo il meglio possibile per accertare la verità». È una promessa quella di Testa: «Siamo consapevoli che, in primo luogo, le famiglie delle vittime ma anche la cittadinanza sono stati colpiti da una tragedia immane e a tutti loro noi dobbiamo il nostro impegno».
L’indagine sul duplice omicidio-suicidio, una sequenza iniziata intorno a mezzogiorno del 20 maggio in un appartamento di piazza Roccaraso a Chieti Scalo e finita sul viadotto Alento dell’autostrada verso le 20, è portata avanti dagli agenti della squadra mobile, diretti dalla pm Lucia Campo. La polizia, guidata dalla dirigente Miriam D’Anastasio, ha depositato in procura un’informativa con la prima ricostruzione ufficiale della tragedia. «L’ufficio è impegnato con tutte le risorse che abbiamo a disposizione», dice Testa. Ma anche se adesso ci sono gli occhi dell’Italia puntati addosso, la procura non ha intenzione di fermarsi all’esito dei primi riscontri: «Nessuno ha interesse a fare accertamenti superficiali», afferma Testa. Vuol dire che si andrà fino in fondo senza accelerazioni dettate dall’impulso: per questo, i tempi dell’indagine saranno dettati soprattutto dagli esiti delle attività scientifiche, come le autopsie e gli esami tossicologici eseguiti sulle vittime. Finora, l’autopsia sulla moglie di Filippone ha escluso suicidio, malore e incidente lasciando aperta soltanto la pista dell’omicidio: per adesso, l’ipotesi degli investigatori è che la professoressa di italiano e latino del liceo scientifico da Vinci di Pescara sia stata spinta dal marito da una scaletta sul balcone del secondo piano. Gli esami tossicologici, poi, potrebbero dire se la piccola Ludovica, 10 anni, è stata sedata o no prima del lancio dal cavalcavia. Il medico Cristian D’Ovidio ha 60 giorni di tempo per dare le sue risposte.
Altri tempi tecnici saranno dettati dall’esame dei telefoni cellulari: gli inquirenti puntano a ricostruire gli ultimi giorni e le ultime ore di vita del marito assassino e della moglie vittima attraverso rubriche, chiamate e messaggi. L’interesse per i cellulari è legato anche a un altro dettaglio: Filippone, quando è scappato da Chieti Scalo per andare a prendere la figlia nella casa familiare di via Punta Penna a Pescara e portarla sul viadotto, si è portato dietro il telefonino della moglie e l’ha tenuto con sé fino alla fine. Quel cellulare è danneggiato dal volo di 40 metri ma la memoria potrebbe essere accessibile: la procura ha affidato al perito Davide Ortolano il compito di esaminare telefonini e anche tablet e computer. E poi ci sono i testimoni: a stretto giro, saranno interrogati anche i sanitari del 118 intervenuti nel cortile di Chieti. «Ci vorrà tempo», dice Testa, «e andremo fino in fondo». Tempo per avere i risultati delle perizie e i racconti e altro tempo per incrociare tutto con la realtà. Ma l’indagine è in cima alle priorità della procura.