L'orso, l'animale simbolo dell'Abruzzo più amato e più temuto

Ne restano circa 50 esemplari. E rimane irrisolto il problema della convivenza con l'uomo. Rilanciato dal recente caso di Villavallelonga

AVEZZANO. L’incontro ravvicinato di sabato scorso tra un esemplare di orso adulto, alzatosi in piedi sulle zampe posteriori, e una donna con due bambine spaventate a morte, ha riacceso i riflettori sull’irrisolto problema della convivenza tra l’animale simbolo dell’Abruzzo e l’uomo. L’episodio è avvenuto a Villavallelonga, ma sono molti i paesini alle prese con il nodo della coesistenza. Per comprendere il significato della presenza dell’animale simbolo della regione basta guardare un po’ all’indietro. «L'Orso è avventura, leggenda, storia antichissima, cessata la quale ci sentiremmo un poco più poveri e tristi», scriveva Dino Buzzati, nel 1948, sul Corriere della Sera su questo meraviglioso animale, icona dell'Abruzzo, ad alto rischio di estinzione. L'orso marsicano, sottospecie dell'orso bruno, proveniente si presume dai Balcani, un tempo era presente su tutto l'Appennino centro-meridionale.

leggi anche: Pallettoni e diffidenza, così morì Biagio  A imbracciare il fucile un operaio Anas. Nel 2014 il caso divise Pettorano. Con molto scalpore

Specie a rischio. Oggi gli esemplari rimasti sono una cinquantina. Negli ultimi 40 anni il loro numero è rimasto sostanzialmente immutato. Il censimento avviene attraverso le analisi genetiche effettuate su campioni di pelo. Dal 2006 al monitoraggio genetico è stata affiancata anche la conta delle femmine con i piccoli. La produttività dei plantigradi è elevata, ma lo è anche la mortalità. Questo spiega perché la popolazione non riesce a crescere. Le maggiori cause di mortalità per gli orsi sono da attribuire a uccisioni da arma da fuoco, investimenti da auto o da treni, avvelenamento, bracconaggio e malattie. Dal 1971 al 2015, gli orsi rinvenuti morti nell'area del Parco sono stati 112. In molti casi vengono rinvenuti carcasse o resti, per cui non è possibile stabilire la causa di morte. Per ridurre la mortalità e favorire l'espansione dell'orso su tutto l'Appennino centrale, il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, ha adottato un piano (Patom), inizialmente sottoscritto dal ministero dell'Ambiente e dalle Regioni interessate e di recente anche dal Corpo forestale e dal Parco della Maiella. L'obiettivo che l'Ente Parco si propone è quello di superare la frammentazione delle competenze e attuare un'azione di monitoraggio comune. Per portare avanti il programma, il Parco si avvale della collaborazione dell'Università La Sapienza di Roma.

leggi anche: «Evitare che trovino cibo vicino  ai centri abitati» AVEZZANO. «Devo ringraziare innanzitutto la Regione Abruzzo per avere approvato su nostra sollecitazione una legge che ci consente di indennizzare i danni arrecati dagli orsi a quelle aziende...

Questione di feeling. Il problema più grosso che la presenza dell'orso pone è la convivenza con le persone. In primavera, uscito dal letargo, l'orso, dotato di un olfatto acutissimo e di un udito molto sviluppato, si muove in cerca di cibo spingendosi talvolta fino ai centri abitati, creando allarme tra la popolazione. Un esempio è l'orsa Gemma che da anni frequenta il centro abitato di Scanno e Villalago. La popolazione ormai ci si è abituata e l'animale non corre alcun rischio. Ma in altri casi non è così. Gli orsi per sfamarsi arrecano danni ad aziende apiari e piccole attività agricole e zootecniche. Gli orsi vanno matti per il miele e gli animali da cortile.
Danni e misfatti. Danni che l'ente Parco indennizza per intero anche a quelle aziende che rientrano nella zona di protezione esterna del Parco. Nel decennio 2006-2015 l'Ente ha liquidato per danni arrecati dall'orso 672.900 euro. Su 1.458 sopralluoghi di accertamento, solo 32 richieste di indennizzo non sono state accolte. Per contrastate il cosiddetto fenomeno degli “orsi confidenti”, il Parco ha fornito alle aziende zootecniche recinzioni elettrificate. E organizzato corsi di formazione per il personale destinato la monitoraggio, alla sorveglianza e alla gestione degli “orsi confidenti”. Al tempo stesso ha promosso una serie di iniziative al fine di rendere consapevoli le persone dell'importanza che questo splendido animale ha all'interno ecosistema.

In classe con l’orso. Cominciando proprio dalle scuole. Sono stati infatti organizzati laboratori e programmi didattici. Come “Io e il Parco” e “Le stagioni dell'orso”. In particolare va citato il laboratorio svoltosi presso il Centro visite di Pescasseroli, attraverso l'osservazione di Lauretta, un esemplare di orso ospitato in un grande recinto dal 1994. In questo modo i bambini già da piccoli imparano come comportarsi nel caso dovessero avere un incontro ravvicinato con il plantigrado. Non devono aver paura, perché l'orso non aggredisce le persone. Anzi alla vista dell'uomo fugge. Solo le femmine, qualora avessero con sé i cuccioli, possono diventare pericolose. Ma è difficile vedere nei pressi di un centro abitato un'ora con i piccoli. E' sensibilizzando e educando i ragazzi che si può scongiurare il pericolo della definitiva scomparsa di questo straordinario animale che è l'emblema del nostra Regione. Senza di esso ci sentiremmo davvero «più tristi e più poveri».

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