La città omaggia Bosco, Becci, Pacilio e Del Villano 

Il ricordo commosso dei familiari dei scomparsi: l’ex sindaco, il presidente della Camera di commercio, l’anchorman di Rete8 e l’ex preside del da Vinci

PESCARA. Teneva «lezioni di letteratura in piazza Salotto ed era sempre circondato da tanti studenti e capannelli di gente, rapita, che si fermava ad ascoltarlo». Così Stefano Del Villano ricorda il padre, lo storico preside del liceo scientifico Da Vinci, Walfrido Del Villano, scomparso il 5 agosto scorso.
Dell’unico sindaco donna di Pescara alla fine degli anni Ottanta, Gabriella Bosco, la nipote Rossella Di Paolo e la pronipote Valentina Marsilio, hanno parole dolci quando rimembrano quella volta, nel dopoguerra, che «zia rinunciò al posto vinto alla Banca d’Italia per darlo ad un padre di famiglia che ne aveva bisogno».
Francesca Rosica, con la figlia Arianna (l’altra è Alessandra) si commuove al ricordo del marito, Daniele Becci, l’imprenditore morto nel gennaio scorso che volle l’unione di Pescara e Chieti attraverso le rispettive camere di commercio. «Lui», disvela con gli occhi lucidi la riservatissima signora Francesca, «era davvero l’uomo delle unioni, sia fuori casa sia dentro casa, ci voleva sempre uniti e insieme».
L’indimenticato anchorman di Rete8 Pasquale Pacilio, stroncato da una malattia nel luglio 2016 all’età di 67 anni, era originario di Gricignano di Aversa, provincia di Caserta, ma il figlio Marco (gli altri figli avuti dalla moglie Giulia sono Massimo e Silvia) che ha ritirato il Ciattè in sua memoria, ci ha tenuto a puntualizzare che «papà amava Pescara» dove arrivò per lavoro negli anni Settanta, ma era anche «riamato dai pescaresi che lo seguivano in tv e negli eventi, anche musicali e canori, a cui partecipava con tanto entusiasmo».
La consegna dei Ciattè d’oro alla memoria ai familiari di Daniele Becci, Gabriella Bosco, Walfrido Del Villano e Pasquale Pacilio, sono stati tra i momenti più toccanti e intensi della cerimonia di conferimento delle onorificenze svoltasi in una sala consiliare stracolma di visi commossi e curiosi, presidiata dagli agenti della polizia municipale in alta uniforme e con una schiera di bellissime hostess che hanno accompagnato gli ospiti ciascuno al suo posto. Arianna Becci ritira il premio dedicato a papà Daniele, originario di Senigallia, ma non dice una parola. L’emozione le serra la gola. Non lascia mai sola mamma Francesca. Insieme, aprono l’album dei ricordi privati dell’imprenditore: «Era un vulcano di idee, poco presente in casa fisicamente ma quando c’era ci voleva tutti insieme. Abbiamo perso la nostra colonna portante, il nostro faro, ha lasciato un segno e un grande vuoto in chi lo ha conosciuto. Siamo onoratissimi di questo riconoscimento».
Donna Gabriella Bosco, classe 1922, scomparsa nel 2011, ex sindaco di Pescara nel 1985 e per un anno e mezzo, era un «politico di area democristiana cresciuta nel gruppo di Gaetano Novello», ripercorre con orgoglio la nipote Rossella Di Paolo che ha accompagnato la zia novantenne Elisa Bosco (sorella di Gabriella) a ritirare il premio, «amica di Memena Delli Castelli, la signora della Costituente, e Tina Anselmi. Precorse i tempi come sindaco che voleva una città con un teatro e puntava agli eventi culturali. Dopo le dimissioni divenne volontaria nel reparto ospedaliero dell’ematologo Glauco Torlontano e fu anche presidente dell’associazione dei Comuni d’Italia. Non ebbe mai paura di confrontarsi con il mondo politico maschile e fu eletta perché in quel delicato periodo di transizione occorreva un sindaco che riscuotesse la fiducia dei cittadini».
Marco Pacilio, figlio del giornalista televisivo Pasquale, residente con la famiglia a Montesilvano: «È un grande riconoscimento. Se papà oggi fosse stato qui avrebbe ritirato il Ciattè senza lasciare troppo trasparire l’emozione. A casa, invece, lo avrebbe mostrato con orgoglio. Lui era uno showman, entrava nelle case della gente che lo amava e che mi ferma per strada parlandomi bene di lui. Suonava la tromba, cantava, cucinava, amava il mare di Pescara».
Stefano Del Villano rivela che papà Walfrido (22 anni alla guida del Da Vinci) e autore del volume “Abruzzo nel tempo” insieme a Zopito Di Tillio, era originario di Villamagna di Chieti, ma pescarese di adozione: «Questa città» dice il figlio, «l’ha vista crescere, ha imparato ad amarla e apprezzarla. Aveva una innata voglia di fare, stimolava gli altri a fare e imparava insieme ai suoi studenti». «Quando io ero bimbo», ricorda Stefano, anestesista alla clinica Pierangeli e fratello di Francesca, magistrato, «papà si incontrava a piazza Salotto dove teneva affollate lezioni di letteratura in mezzo alla strada». (c.co.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.