La città sotterra la sua storia

Da dieci anni il prezioso mosaico giace sotto il fango della golena

PESCARA. È ancora sepolto sotto una spessa coltre di fango. Il mosaico bizantino del 200 dopo Cristo, scoperto nel 2001 lungo la golena sud, quindi nel cuore di Pescara vecchia, continua a subire un oltraggio la cui matrice non fa distinzioni politiche. A distanza di 11 mesi dall'ultima denuncia, il Centro torna a richiamare l'attenzione sul reperto storico più importante rinvenuto in città negli ultimi anni, probabilmente il più affascinante.

A spiegarne ancora una volta la rilevanza storica è l'attuale presidente del consiglio comunale Licio Di Biase storico della città che, al riguardo, solo pochi mesi fa ha pubblicato il suo nuovo volume "La Grande storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo" (edizioni Tracce). «Al di là delle tombe», spiega Di Biase, «il mosaico è l'elemento storico più importante rinvenuto a Pescara in questi anni, in quanto testimonia l'esistenza, all'inizio del terzo secolo dopo Cristo, nel suo periodo di massimo sviluppo, di un importante locale commerciale, prova del fatto che nel periodo imperiale il porto di Pescara aveva una sua valenza strategica di collegamento».

Testimonianza talmente preziosa, però, da essere lasciata all'incuria e alle intemperie, protetta solo da un po' di terra. Un'area di circa 50 metri quadrati delimitata da quattro catene a ridosso del parcheggio della golena sud, proprio sotto al ponte D'Annunzio.

E dire che un progetto di recupero c'è, e risale al 2004 dopo che lo stesso Di Biase sollecitò la sovrintendenza che alla fine redasse un progetto da 700mila. Cifra necessaria per l'installazione di idropompe, per aspirare l'acqua sottoterra, e di una lastra di vetro che consentisse ai visitatori di ammirare il mosaico del 200 dopo Cristo.

Ma da quel 2004, e nonostante il progetto bello e pronto, nulla è più accaduto. E il mosaico romano è ancora in totale abbandono.

Non sarebbe niente se poco meno di un anno fa, alla fine del febbraio 2010, tra rifiuti e auto parcheggiate, sopra all'area protetta del mosaico spuntò, come documentò all'epoca il Centro, un box da cantiere montato dagli operai allora impegnati a lavorare sui pilastri cadenti dell'asse attrezzato. Quindici giorni dopo, quel box fu spostato di un paio di metri, ma del mosaico resta ancora, come ormai da dieci anni a questa parte, un mucchio di terra e fango che lo nasconde agli occhi della città.

Fino a quando, considerando tutte le promesse non mantenute finora, non è dato saperlo, anche se il recupero del mosaico sarebbe stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche 2011 sottoscritto dall'ex assessore ai Lavori pubblici Alfredo D'Ercole. Ma anche in questo caso è questione di volontà politica e di soldi disponibili. Volendo essere ottimisti, una volta approvato dal consiglio comunale, al piano triennale potrebbe far seguito già entro questo 2011 il progetto preliminare per il recupero del mosaico. Mosaico che, chissà fino a quando, di fatto continua la sua battaglia contro il definitivo oblio. (cr.pe.)

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