la protesta sul lungomare nord

La Cofely occupata da 35 operai

Blitz dei lavoratori napoletani per dire no ai licenziamenti

PESCARA. Nove licenziamenti in atto, una riunione andata a vuoto con il responsabile del Centro-Sud e le voci di dismissione della multinazionale francese che si rincorrono con insistenza. La rabbia di chi ha già perso il posto di lavoro e la voglia di lottare per salvare un impiego, che vanta appalti con scuole, ospedali e uffici postali, hanno spinto 35 operai napoletani dell’azienda Cofely a barricarsi nella sede pescarese, sul lungomare nord, dove si trova l’ufficio centrale del coordinatore di area. «È una settimana che aspettiamo, dovete vergognarvi», hanno urlato al megafono i dipendenti della ditta che si occupa di efficienza energetica, mentre espongono il cartello «Spending review e l’operaio non c’è più» e sventolano le bandiere della Fiom, Uilm e Fim.

Una notte trascorsa in autobus, dopo una settimana di presidio permanente in Campania per dire «no alla macelleria sociale sull’area Adriatica-Sud». Alle 7,30 di ieri mattina, in netto anticipo rispetto all’orario di apertura della sede del gruppo Gdf-Suez, i 35 operai partenopei si sono tutti schierati lungo la riviera per distribuire volantini e tentare di intercettare il responsabile del Centro-Sud Giuseppe Ladisa. A scortare la protesta quattro volanti della polizia, la Digos e un’automobile dei carabinieri. «Ci sono più agenti qui che a Scampia», si è lasciato andare, meravigliato, uno dei lavoratori. Gli animi si sono fatti incandescenti al primo contatto con i vertici della Cofely. «Se non ci date risposte serie, noi non ci muoveremo da Pescara, resteremo qui seduti e ci dovrete cacciare via con i manganelli», hanno gridato gli operai, mentre sono saliti negli uffici per barricarsi sul terrazzo vista mare. «La Cofely è un’azienda florida che vanta 2.400 collaboratori e 50 sedi in tutta Italia», ha spiegato Gennaro Marrazzo, rappresentante Fiom e uno dei nove licenziati partenopei, «dalla fine del 2011 ad oggi è scattata la mobilità per 109 persone. Ma i numeri rischiano di aumentare, perché gira voce che la crisi aziendale porterà a 400 esuberi». L’incontro successivo ha aperto spiragli in vista del vertice di martedì prossimo con la multinazionale e ha convinto i 35 operai a fare rientro a Napoli. (y.g.)

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