La famiglia di Luciano: «Nessun perdono»

Ragazzo in coma, veglia e fiaccolata a Biccari: «Apri gli occhi e torna a passeggiare qui»

PESCARA. «Ci chiedono di perdonare? Noi potremmo perdonare chi fa un gesto simile per la prima volta, ma non un recidivo e anche padre di un bambino. Ma quale perdono. Non possono chiederci questo. E se fosse accaduto a loro?».

Angelo Rutigliano è il cugino di Luciano Zerrilli, il giovane di 22 anni in coma dopo i due pugni ricevuti in piazza Unione da Claudio Spinelli, ora in arresto.
In questi giorni di dolore, il giovane di Biccari che fa la spola tra l’ospedale di Pescara e il piccolo paesino in provincia di Foggia, si sta facendo carico di rappresentare la famiglia, di raccontare chi è Luciano, di accogliere le persone e dare notizie sulle condizioni, sempre stazionarie, di Luciano. I genitori, la mamma Agnese, ieri tornata in paese, il papà Giovanni, arrivato invece a Pescara, e l’altro figlio Salvatore chiedono di rispettare il loro dolore. Così, è Angelo, a nome quasi della piccola comunità del Foggiano, a trovare la forza di rispondere alla nonna di Spinelli che ha chiesto perdono per suo nipote.

«No», dice Rutigliano, «il perdono si dà a chi commette un’azione simile per la prima volta. E se fosse accaduto a suo nipote?», si domanda retoricamente il giovane. «L’aggressore», continua Rutigliano, «dice che è stato mio cugino a provocarlo. Luciano è un ragazzo allegro, scherzoso, non va in giro a provocare. Ma cosa racconta questa persona? Sempre se si può definire persona».

Al primo piano dell’ospedale civile di Pescara, nel reparto di rianimazione, anche ieri mattina, era un via vai di amici e parenti di Luciano. Molti di loro hanno partecipato alla veglia di martedì nella chiesa madre di Biccari, il paese di 2.800 abitanti. Dopo la veglia, accanto alle mura tappezzate dai manifesti «Forza Luciano, ti aspettiamo», è partita una fiaccolata che ha raggiunto piazza Matteotti, la piazza principale del paese, dove le fiaccole sono state deposte e tenute accese «con la speranza che presto Luciano torni a passeggiare tra noi». Un piccolo paese che trova la speranza nella fede, nelle continue preghiere e nell’immagine di Padre Pio che è stata messa ieri su facebook, sul gruppo intitolato «Per Luciano» e “postata” così: «In questo momento lui ha bisogno di te e noi di lui. Tendi la tua mano e facci vedere il suo sorriso sul suo volto. A te Lucio». E, ancora sul social network, sono tanti i commenti di incoraggiamento: «Luciano, apri gli occhi».

Intanto, anche ieri mattina, la famiglia è tornata a lanciare un appello a chi, nella notte tra sabato e domenica, ha assistito all’aggressione avvenuta alle 3,52. «Ai tanti ragazzi che erano lì quella notte, a quelli che abbiamo visto nelle immagini, chiediamo di andare a testimoniare, di collaborare con la polizia». Il sindaco Luigi Albore Mascia è in stretto contatto con la famiglia di Luciano Zerrilli a cui ha offerto ospitalità in un albergo sul lungomare.

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