«La festa di Sant'Andrea va cancellata»

Padre Costante scrive a Mascia: «E' troppo godereccia e occasione di interessi privati»

 PESCARA. La festa di Sant'Andrea, in programma ogni anno nell'ultima domenica di luglio, potrebbe non svolgersi più. Il parroco dell'omonima chiesa, padre Baron Costante, ha scritto al sindaco Albore Mascia annunciando di voler annullare la festa, in quanto troppo «godereccia e dispendiosa, nonché occasione di interessi privati». Verrà celebrata solo la cerimonia religiosa.  Così, una delle feste più importanti di Pescara che si svolge sin dal lontano 1867 per commemorare Sant'Andrea, protettore dei pescatori, rischia di saltare a partire da quest'anno. Il parroco, contattato telefonicamente, non ha voluto rivelare le ragioni che lo hanno spinto a prendere una decisione del genere. «Le conoscerete nei prossimi giorni», si è limitato a dire.  Ma poi la lettera è stata svelata. Ecco cosa ha scritto ieri padre Baron Costante a Mascia. «Il consiglio parrocchiale, presieduto dal parroco, nel programmare la festa patronale di Sant'Andrea, ha deciso unanimemente, per l'anno 2012, di non fare la festa esteriore, ma di celebrare solo la solennità religiosa. La festa di Sant'Andrea è una delle grandi manifestazioni civili-religiose più attese dalla cittadinanza di Pescara e della regione, è un momento importante per la tradizione di Pescara e di aggregazione dei cittadini, facendoli sentire parte di una comunità territoriale che ha le sue radici nel borgo e nella parrocchia dei pescatori». Il parroco viene, quindi, al punto della questione. «Ma la festa, così come si svolge, ha in buona parte perso il suo carattere religioso ed è diventata sempre più festa godereccia e dispendiosa, occasione per interessi privati che hanno reso sempre più difficile la sua gestione e hanno fatto crescere sproporzionatamente i costi che, alla fine, devono essere coperti dalla comunità parrocchiale. Le spese per i fuochi d'artificio, i cantanti, le illuminazioni, le bande sono veramente eccessive e non si addicono a una festa religiosa, anche con i suoi aspetti folkloristici».  La lettera prosegue: «La congiuntura economica che tutto il Paese sta vivendo, in cui vengono chiesti e imposti alle famiglie grandi sacrifici, con una disoccupazione giovanile dilagante, richiede a tutti scelte coraggiose di nuovi stili di vita; come pure la situazione difficile dei pescatori della nostra città ha indotto la comunità parrocchiale a riflettere sul messaggio evangelico che invita i credenti a una vera solidarietà con i più poveri e i più provati, anche evitando inutili sprechi che richiedono l'apporto economico dei singoli cittadini e un contributo dell'amministrazione pubblica. La festa deve dunque unire la comunità e la borgata, far gioire, far sentire la protezione del santo e non essere solo occasione di divertimento o interessi economici di parte».  Il sindaco, dopo aver letto la lettera, ha preannunciato la volontà di incontrare il parroco della chiesa di Sant'Andrea e il consiglio parrocchiale. Poi, ha fissato una riunione per giovedì della prossima settimana. «La lettera», ha commentato Mascia, «è lunga e accorata e ha aperto un caso che merita l'attenzione delle istituzioni, perché apre una riflessione sul momento di crisi che tutta la comunità sta vivendo e che sta inducendo anche a rinunciare a quegli eventi parte della nostra tradizione». «Ferma restando la volontà espressa nella lettera», ha concluso il sindaco, «magari potremo trovare insieme un modo per giungere a una mediazione».

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