La mano di un pescarese sul set di Guerre Stellari

Da 7 anni Panzieri si è trasferito in America e si occupa di effetti speciali «Sono cresciuto con il mito di Star Wars, lavorarci è stato un sogno»

PESCARA. «Ho lasciato l’Italia 7 anni fa sognando di poter lavorare al prossimo film di Star Wars in un futuro non troppo lontano. Mai mi sarei aspettato di riuscire a coronare questo sogno così presto. È un’emozione fortissima: il primo giorno di lavoro ho avuto un brivido lungo la schiena. E la stessa sensazione l’ho provata dopo aver visto l’anteprima del film». C’è anche un pezzo di Pescara nell’Episodio VII di Guerre Stellari, Il Risveglio della Forza: è la mano di Francesco Panzieri, 29 anni, un emigrato della modernità.

Nel 2008, Panzieri è partito da via Cadorna per andare a studiare in America e avverare il suo sogno: adesso, è un artista di effetti speciali visivi. Che ha lavorato anche in True Detective, Dr. House e Clash of Titans, tanto per citare tre produzioni a caso in un elenco che si allunga sempre di più. Allevato a pane, cinema e computer, Panzieri fa il lavoro sporco di prendere gli attori dal set e metterli in scena: un artigiano del computer. Uno come lui, cresciuto con il mito di Guerre Stellari, avrebbe lavorato gratis alla produzione del film. E invece il suo nome e il cognome scorrono anche nei titoli di coda e, all’anteprima, i parenti pescaresi, con i telefonini, hanno già immortalato quella scena, la più attesa di tutte, con le lettere blu e lo sfondo di un cielo stellato: «Sono state settimane di lavoro in totale segretezza e molto intense, 12 ore al giorno, ogni giorno del calendario. Il mio nome è nei credits del film sotto la voce Bad Robot/Kelvin Optical. Spero che più italiani possibile riescano ad andare a vedere il film, che visivamente è uno spettacolo, così da gustarsi anche il lavoro di chi, con tanta devozione e gioia, è riuscito a coronare un sogno d’infanzia».

Ma Panzieri cosa ha fatto? «Ho avuto l’onore di lavorare come senior digital compositor su Il Risveglio Della Forza nella compagnia di produzione cinematografica Bad Robot di proprietà di J.J. Abrams, il regista di Episodio VII. J.J., tramite Bad Robot, ha prodotto assieme a LucasFilm l’intero film. Bad Robot si trova a esattamente un miglio di distanza dalla mia residenza a Santa Monica. Ciò nonostante, la compagnia si è fatta dare uno studio aggiuntivo a causa dei tanti artisti di effetti visivi che ha dovuto assumere per finire questo film. Lo studio aggiuntivo era all’interno dei Walt Disney Studios, a Burbank, ed è lì, in un ambiente estremamente motivante e maestoso, che ho avuto l’onore e l’onere di lavorare su questo fantastico pezzo di storia del cinema moderno. I nostri digital studios erano esattamente di fronte agli Stage 2 e Stage 3 dove, rispettivamente nel 1964 e nel 1954, vennero girati Mary Poppins e 20.000 Leghe Sotto i Mari: non potevo chiedere di meglio».

Panzieri racconta il suo Guerre Stellari: «È un film con il quale sono cresciuto. Un film che ho studiato all’Accademia dell’Immagine dell’Aquila con il prof. Alessandro Bencivenni, sceneggiatore di tanti Fantozzi, dal punto di vista del percorso narrativo, struttura epico-mitologica e sceneggiatura. È un film che mi ha coinvolto sempre. Anche quando, dieci anni fa, ho comprato il costume di Darth Vader. Ecco perché sono fierissimo di essere parte di questo pezzo di storia cinematografica e credo di poter affermare che il sogno si è pienamente realizzato».

La storia di Panzieri regala speranza in momento in cui i giovani restano senza mete: «Ai ragazzi come me consiglio di porsi un obiettivo e lavorare duro verso quell’obiettivo, senza mai perderlo di vista e senza mai rinunciare a inseguirlo, anche quando la strada si fa dura e sembra che non c’è possibilità di riuscita. Cadere e rialzarsi, imparare dagli errori, sono parte naturalissima del cammino e non una debolezza. La debolezza è di chi non ha gli attributi per affrontare certe sfide. Come disse Maradona: «I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli». Credo che il successo risieda soprattutto nell’aprire psicologicamente nella tua testa quella porta che conduce all’obiettivo per il quale stai lottando, e lavorare e lavorare, ed esseri pronti a entrare nel momento in cui quella porta si apre nella vita reale. E di porte se ne aprono tante, di continuo. Infine, il rischio: chi osa, vince, o perlomeno ha più di probabilità di vincere. Se poi sei in America, le percentuali di successo aumentano anche grazie alle opportunità che questo Paese offre, dove i sogni possono diventare realtà più che in ogni altro posto».

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