Gabriele D'Annunzio a Cantrida di Fiume con una squadra di calcio

CALCIO E TRADIZIONI

La Nazionale in verde dimentica anche il Tricolore di D’Annunzio 

Tocca Pescara la polemica sulla maglia indossata dall’Italia contro la Grecia. Fu il Vate a inventare lo scudetto da apporre sulle casacche delle squadre vincitrici dei campionati

PESCARA. Investe anche Pescara e uno dei suoi simboli più rappresentativi, Gabriele d’Annunzio, la polemica legata al colore della maglia con cui l’Italia è scesa in campo contro la Grecia. In tanti non hanno apprezzato la scelta della Figc e dello sponsor tecnico Puma di far giocare gli azzurri in verde. Non solo: sulle maglie dei ragazzi di Mancini mancava il tricolore.

La maglia verde indossata dalla Nazionale con lo scudetto senza tricolore

Lo scudetto inventato da d’Annunzio ha, infatti, perso il bianco, il rosso e il verde per presentare, come ha sottolineato Silvano Console, giornalista e presidente dell’associazione culturale La Nave di Cascella, «uno smorto blu scuro e un beige». Console rimarca l’importante rapporto tra il Vate e il calcio. «Fin da giovane Gabriele, tra le tante, ha anche l’intuizione dell’importanza dello sport, inteso non più come passatempo aristocratico di nobili annoiati, ma come fenomeno culturale e sociale di massa. Nel 1885 convince i responsabili della “Tribuna”, con cui collaborava, ad affidargli una rubrica: “Sport e altro”. Dieci anni prima della nascita della Gazzetta dello Sport, divenne il primo giornalista sportivo italiano».
Il Vate fu premiato dai lettori del giornale rosa, nel 1922, come atleta dell’anno, «proprio sull’onda delle avventure bellico-sportive di Fiume. Un anno prima al poeta era stata attribuita la prima edizione del Premio Costamagna, dedicato “a chi eccelle nel mondo sportivo”. Nella motivazione, oltre al volo su Vienna, i giurati ricordarono che a Fiume aveva inventato lo scudetto tricolore, da appuntare sulle maglie della squadra vincitrice di un torneo. Uno “scudetto repubblicano”, senza lo scudo biancorosso dei Savoia dentro».
Un’innovazione. Era il febbraio del 1920 e a Fiume era stata organizzata una partita tra militari italiani e civili locali. Gli italiani indossarono una maglia azzurra, ma il poeta decise di sostituire lo scudo sabaudo con uno scudetto “in foggia sannitico-antica” con i colori della bandiera italiana. «Il 27 aprile del 1947, in un’amichevole con la Svizzera a Firenze, la Nazionale italiana si presentò ufficialmente con lo scudo tricolore dannunziano», sottolinea, «La banda suonò l’Inno di Mameli e l’Italia stravinse sotto la guida di Valentino Mazzola. D’altronde la sua squadra, il Torino, si era messa sul petto quello stemma già nella stagione 1945-46, senza aspettare il risultato del referendum popolare che avrebbe registrato il passaggio dalla monarchia alla Repubblica. A volte, il calcio precorre i tempi. Così come Gabriele d’Annunzio». Lo scudetto tricolore, apparso per la prima volta nel campo di Cantrida di Fiume l’8 febbraio 1920», così come la maglia azzurra «della squadra di calcio dei Legionari» sono, dunque, spariti nella partita contro la Grecia. «Con una tempistica singolare», precisa. La sfida all’Olimpico si è disputata, infatti, «a cento anni esatti» dall’impresa di Fiume.
«Oltre allo scudetto, sono venute meno anche le maglie che egli volle sempre a Fiume, di quell’azzurro del suo amatissimo Adriatico, trasformatosi nella partita dell’Olimpico in un cupo color verde greggio», aggiunge. «La spiegazione, che comunque sotterra la storia, è che si tratta di Rinascimento italiano, ossia la linea verde scelta da Mancini per un nuovo corso della Nazionale, con tanti giovani. Francamente una scelta inopportuna, nei modi e nei tempi, anche perché potrebbe trasformarsi in un’arma in mano ai sovranisti nostrani per cavalcare rozze polemiche sul tricolore, l’italianità». Una scelta definita da Console «un’operazione di marketing». La Nazionale italiana di calcio torna in campo questa sera, alle ore 20.45 contro il Liechtenstein. Il verde ispirato ai colori del Rinascimento dovrebbe tornare a novembre, nella partita contro l’Armenia. Il verde era stato utilizzato dalla Nazionale italiana soltanto una volta nella sua storia, nel dicembre del 1954 all’Olimpico contro l’Argentina. Sfida vinta 2-0.

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