La poesia realistica e romantica di Margiovanni

Il giovane autore di Atri ha pubblicato con le edizioni Tracce la silloge “Le punte del cerchio”

Un poeta realistico e romantico al contempo, si potrebbe definire così Giampiero Margiovanni, giovane autore di Atri che ha da poco pubblicato la sua opera prima "Le punte del cerchio" (edizioni Tracce), titolo di grande forza simbolica, legato ad una impossibilità che testimonia bene le aspirazioni della poesia in generale, e di quella di Margiovanni in particolare.

Certo si tratta di una poesia che si inquadra all'interno di un discorso logico, coerente e realistico; tuttavia nelle allitterazioni e omofonie allestite dall'autore, si aprono spesso simbologie complicate.

Tutto ciò perché Margiovanni ha già imparato egregiamente ad utilizzare le armi e le possibilità della poesia per esprimere, rappresentare, ma anche formare il suo mondo interiore, dargli cioè una forma che sia comunicabile, ma non riduttiva, e in ciò l'arte delle parole, la poesia, è davvero maestra.

Una lirica dunque costruita sul solco della tradizione, con il tema dell'ispirazione amorosa che è fra le più visibili della raccolta, una poesia, però, quella di Margiovanni, aperta a scenari futuri.

Infatti il poeta di Atri indubbiamente rimanda alla tradizione neorealistica individuata a suo tempo da Pierpaolo Pasolini, e che ha avuto forse in Giorgio Caproni uno dei suoi apici, ma la sua poesia tuttavia aspira anche ad altro, sembra quasi rivendicarlo.

Come nella terzina iniziale della silloge, dove Margiovanni annuncia: "Il Paradiso siamo noi. Se noi siamo il Paradiso, non oso immaginare l'Inferno", aprendo subito dimensioni etiche e polemiche ai suoi versi. Un poeta giovane, dunque, ma già capace di modulare e manovrare gli strumenti della poesia, nel tentativo di costruire significati ulteriori, che è poi il fine di ogni vera poesia.

E accanto al mistero, all'enigma che resta il motivo fondamentale di questa silloge, si erge anche lo scandaglio di sé, spesso impietoso, come in questi versi: "Non sentire più niente. Finire nel buio e non essere più in grado di sentir paura. Questa l'unica paura. Mentre intorno, tutto si scuote, si agita, dentro, il cuore, resta impassibile, ormai incapace di compiere anche il gesto meno nobile".

Una poesia oggettuale, inoltre quella di Giampiero Margiovanni, che risente della lezione di Valerio Magrelli e della sua capacità di trovare relazioni inusitate tra le cose, scoprendo così nuove verità.

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