La Regione: «Le Terme riaprano» 207 dipendenti con il fiato sospeso 

L’assessore alla Sanità: «Ci sono 3 milioni per le cure, ma per ora niente fondi per la riabilitazione» Ma adesso è una lotta contro il tempo e il rischio di non partire diventa sempre più concreto

PESCARA. «Le Terme devono riaprire, i fondi per le cure termali ci sono, oltre 3 milioni di euro, ma non per la riabilitazione, che comunque concederemo. Prima dobbiamo definire il reale fabbisogno e poi portare l’analisi ai tavoli romani, a giugno».
L’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì traccia le linee dell’immediato futuro delle Terme di Caramanico e Popoli la cui riapertura al pubblico è legata alla boccata d’ossigeno di finanziamenti destinati alla riabilitazione in ambito termale, chiesti dalla società concessionaria (quella delle Terme di Caramanico è in liquidazione). Ma per ora, fa sapere la Regione, non saranno concessi.
Al momento la situazione delle Terme di Popoli e Caramanico è in fase di stallo. E se la Regione apre uno spiraglio per il futuro, è comunque una lotta contro il tempo perché in questo periodo dell’anno le Terme erano già aperte mentre ora è tutto chiuso e le prenotazioni continuano ad arrivare. Da una parte ci sono i 207 dipendenti col fiato sospeso, dall’altra ci sono i sindacati di categoria (Filcams Cgil, Fisascat Cisl) che spingono per una rapida riattivazione delle strutture termali. L’appello a «fare presto» arriva anche dal sindaco di Caramanico, Simone Angelucci, che sottolinea le conseguenze dei ritardi: «Abbiamo oltre 200 dipendenti in attesa, 1100 posti in albergo, centinaia di prenotazioni per le terapie e decine di gruppi organizzati che dall’Abruzzo e dall’Italia centro meridionale sono pronti ad arrivare. Chiedo alla Regione la massima sollecitudine nella velocizzazione delle procedure» per ridare ossigeno al territorio. Secondo fonti attendibili, ai gestori delle strutture termali potrebbero bastare due milioni di euro l’anno per far ripartire gli ingranaggi e garantire livelli occupazionali più elevati attraverso l’introduzione dei cicli riabilitativi. I tre milioni per le cure termali non sono però bastati per risollevare le sorti delle Terme di Caramanico (che hanno risentito della crisi e del calo di utenti, passati dai 20mila del 2008 ai 14mila del 2018) che hanno ottenuto l’accreditamento per la riabilitazione nel 2016, ma non è mai partito l’iter per la contrattualizzazione e l’avvio di questo nuovo segmento. Non è però escluso che si trovi una soluzione che consenta alla società di accedere, almeno per quanto riguarda Caramanico, ad una procedura fallimentare che permetta di arrivare ad una ripartenza temporanea senza bisogno dei fondi destinati alla riabilitazione.
Della questione dovranno essere investiti i tavoli ministeriali romani: quello della Salute, per quanto riguarda la riabilitazione, e quello dello Sviluppo economico, dove si è già discusso nei mesi scorsi della crisi delle Terme e dove si attende un cenno dalla Regione. E proprio Verì dalla Regione, fissa dei paletti: «Le terme devono ripartire, hanno i fondi che saranno ufficializzati presto». Fondi che, fa notare la Verì, «non vengono totalmente utilizzati dalla concessionaria visto che circa 500mila euro ogni anno vengono restituiti alla Regione per mancanza di pazienti». L’assessore chiarisce che «il progetto per la riabilitazione è stato presentato» dalla società Terme di Caramanico, «ed è in fase di valutazione». Ma bisogna tenere conto necessariamente del fatto che c’è allo studio della Regione Abruzzo «un piano di riordino di tutte le strutture residenziali e semiresidenziali: dobbiamo quindi analizzare il fabbisogno per avviare le riconversioni».