La requisitoria contro il rigore del pm Varone

Ecco le “motivazioni” sulla crisi finanziaria del magistrato della Procura di Pescara

SEGUE DALLA PRIMA. Oppure: "Vediamo la luce alla fine del tunnel…" ma, a parte l'immediato richiamo all'esperienza extrasensoriale del film Ghost, questo slogan non mi sollecita alcun ragionamento utile. Io non mi sottraggo alla normalità. E sono rimasto io stesso con una repulsione verso le questioni economiche; sino a che… per dovere professionale, non ho iniziato a capire che le imprese italiane (quelle oneste, dico), semplicemente, non ce la fanno: a pagare le tasse, a pagare i lavoratori, a pagare i contributi. E allora, ho smesso di leggere Repubblica e di ascoltare i Mantra e ho cercato di capire perché. Come siamo finiti in crisi? E come ne usciremo?

IL DEBITO PUBBLICO

Che cosa è, realmente, questo Debito Pubblico? Supponiamo lo Stato debba costruire un ospedale. Senza ospedali, si muore. Il Governo di uno Stato dell'Eurozona, se vuole denaro, per pagarsi l'ospedale, deve chiederlo in prestito alle banche private. Per chi avesse curiosità lo stabilisce l'articolo 21 dello Statuto del Sistema Europeo Banche Centrali. Per ottenere quel prestito deve emettere “cambiali”: si chiamano Titoli di Debito Pubblico, o Buoni Pluriennali del Tesoro. Alla scadenza, lo Stato restituirà capitale ed interessi: nessuno presta “per senza niente”.

Supponiamo il Governo, quindi, emetta cambiali per 50 milioni di euro. Una Banca Privata offre 49 milioni e si aggiudica i Bpt. Il Governo ha ottenuto 49 milioni di euro; dovrà restituirne 50 alla scadenza; dunque, pagherà un milione di euro di interessi.

Il Governo con quei 49 milioni di euro costruisce il suo ospedale, anzi il nostro ospedale. E quel denaro dovrebbe diventare reddito del costruttore; e reddito dei suoi dipendenti, che lo utilizzeranno presso commercianti; i quali, a loro volta, faranno altri investimenti. Dunque, lo Stato, ora, ha un debito di 50 milioni di euro; ma questo debito è diventato un investimento; la ricchezza reale è aumentata: dove c'erano terra e sassi, c'è una struttura che eroga benessere; i 49 milioni pagati al costruttore hanno alimentato una potente spinta all'economia. Quindi, il debito pubblico è un male? Ma niente affatto! Non è che il “negativo” di una pellicola il cui “positivo” è rappresentato dal corrispondente aumento di ricchezza reale nel paese, dalla nostra laboriosità e capacità produttiva.

IL PAREGGIO DI BILANCIO

E veniamo alle tasse. È mai possibile che lo Stato recuperi, in tasse, tutti i 49 milioni di euro che ha speso? Se lo facesse, andrebbe in pareggio perfetto: "Ho speso 49 milioni di euro, mi riprendo 49 milioni di euro, sono in pari”. Ma se lo Stato se li riprendesse tutti, a noi cittadini, di quei 49 milioni di euro, che cosa resterebbe? Nulla. Eppure, per il pareggio di bilancio, è questo che lo Stato deve fare. Sembra assurdo? Eppure è proprio questo che, per restare nella moneta unica lo Stato, deve fare: in base all'articolo 104 del trattato di Maastricht e in base al Regolamento del Consiglio d'Europa 1466 del 1997. Ed è questa la causa della crisi economica. Questa.

Se lo Stato ci dà un reddito e, poi ce lo toglie tutto, a noi che rimane? Nulla. Siamo tutti poveri. E se ci rimane nulla, ciò significa che non possiamo comprare nulla con quei 49 milioni di euro.

Lo chiamano anche Patto di stabilità. Si: perché, dal momento che dovrebbe riprenderseli, lo Stato dice: "Sai che c'è? Non ti pago! Ma le tasse, quelle le voglio …". Tuttavia, le imprese che hanno lavorato e non vengono pagate, falliscono, licenziano, riducono i salari … Tutto questo, ci ricorda qualcosa? Questa è la principale causa della crisi che attanaglia l'Eurozona, ormai da molti anni: il pareggio di bilancio.

È il tasto “pausa” sulla crescita economica; è la camicia di forza imposta alla capacità produttiva dei paesi aderenti. È il motivo della crisi (inutile illudersi: così dalla crisi non si esce); è lo strumento con il quale la crisi è stata deliberatamente prodotta.

TASSE E INDEBITAMENTO

Torniamo alle tasse. Supponiamo che lo Stato voglia tassare (per andare in pari) al 100%: in questo modo, si riprende tutti i 49 milioni di euro. È (quasi) in pari. "Ce lo chiede l'Europa"... E noi? Be', noi, avendo restituito tutti i 49 milioni, per vivere abbiamo una sola possibilità: chiedere noi denaro in prestito alle Banche (mutui, finanziamenti). Cioè dobbiamo indebitarci noi.

Se non si indebita lo Stato, con il debito pubblico (che è tutto sommato, un debito “sostenibile”, perché forte di decine di milioni di lavoratori e dell'intera ricchezza della nazione), dobbiamo indebitarci, singolarmente, noi. Si chiama debito privato.

IL DEBITO COME SISTEMA
Bene, la possiamo mettere come vogliamo; ma, nel sistema attuale, il denaro è sempre un debito. Dal momento che nessuno ha la stamperia di banconote nella tavernetta, il denaro può essere creato a due condizioni: che si indebiti lo Stato (che può contare sul lavoro di decine di milioni di individui e sulla capacità produttiva di una intera nazione); che ci indebitiamo singolarmente noi, facendo mutui individuali. Ma attenzione: mentre il debito pubblico produce ricchezza reale, il debito privato, se contratto per sopravvivenza ("mi indebito per comprare il pane") produce povertà, fallimenti individuali. Che è quello che accade in Italia oggi.

Non sarà sfuggito al lettore attento che, se pure lo Stato dovesse tassare al 100% e riprendersi, dunque, tutti i 49 milioni di euro, gli mancherebbe, pur sempre, un milione di euro da restituire. Da dove lo prende?

Se riflettiamo che il milione mancante è … denaro, sappiamo, ormai, che, per produrre quel milione mancante, le cose sono due: o si indebita lo Stato, “creando” un milione nuovo di euro, con l'emissione di Titoli del Debito Pubblico; o … ci indebitiamo noi, chiedendolo in prestito alle banche. Per la semplice ragione che nessuno può guadagnare il denaro che … non c'è, il debito può soltanto … aumentare.

Quindi, dovremmo iniziare a capire: un conto è “controllare” il debito pubblico, pretendere che ci si indebiti a fronte di ricchezza reale e combattere e punire gli sprechi; cosa completamente diversa e suicida è dire che il debito pubblico deve essere frenato tutto, anche quando produrrebbe ricchezza reale!

Le strade, i ponti, gli ospedali, le Questura, le scuole, i Tribunali … ogni cosa, ogni nostra ricchezza reale è debito. Se si tratta di opere pubbliche è debito pubblico. Non un male. Il male è impedire ad uno Stato Sovrano di decidere quanto debito contrarre per soddisfare i bisogni dei propri cittadini e i suoi fini Costituzionali. Ovvero, è un male contrarre debito per sprecare il denaro. Ma costruire un ospedale, o ricostruire la città dell'Aquila, non è affatto uno spreco.

Uno Stato che ha abdicato al potere di spesa; uno Stato che, per pagare gli interessi, deve indebitarsi sempre di più e, dunque, spendere sempre meno, come potrà costruire tutte le scuole di cui ha bisogno, tutti gli ospedali di cui necessita? Come potrà venire incontro ai bisogni dei propri cittadini? Come potrà la Repubblica rimuovere gli ostacoli alla piena eguaglianza, così come prescritto dall'articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione, se abbiamo stabilito che sarà la Banca Centrale Europea a decidere quanto denaro potrà essere messo in circolazione?

Davvero il patto di stabilità dei prezzi è più importante della piena occupazione e della tutela della nostra dignità di uomini e donne lavoratori e lavoratrici, della nostra salute, della nostra istruzione, di tutto ciò che ci serve per una esistenza libera e dignitosa? È questo lo Stato, la Repubblica per la quale hanno dato la vita i nostri Partigiani? Il debito pubblico è un male soltanto dentro l'incubo in cui ci siamo messi con il pareggio di bilancio. Perché non svegliarsi?

Gennaro Varone

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