La verità di Severino: Parlamento di ipocriti

Il giovane di Casoli: «L’eutanasia è facoltativa, non obbligatoria Chi è contrario è illiberale. Ora va subito approvata la legge Coscioni»

CASOLI. «L'eutanasia è facoltativa, non obbligatoria: chi è contro di essa, è un ipocrita illiberale, anche se dice di essere liberale. Grazie mille infinitamente, Dj Fabo e Marco Cappato». Contatto tramite computer Severino Mingroni e gli chiedo una riflessione sulla morte assistita di Dj Fabo. Il parere di Severino è di quelli che “contano” perché da 21 anni è affetto dalla sindrome Locked nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi oppure comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo. Severino tre anni fa chiese il suicidio assistito, «ma non voglio morire andando in Svizzera, voglio porre fine alla mia vita infernale qui nel mio letto» disse in quell'occasione. «Allora due eventi potevano sconvolgere la mia vita già infernale: rischiavo di dover rinunciare alle cure di mia madre, e soprattutto, avevamo ordinato un Mac per me; quindi, stavo per passare da Windows a Mac dopo ben 16 anni; tuttavia, a me, il computer non serve per cazzeggiare, bensì per comunicare, essendo io tetraplegico e muto. E, poiché “Non si può non comunicare”, assioma che scrisse uno psicologo austriaco naturalizzato statunitense, fui colto dal panico e da un’infinita depressione». Queste cose Severino me le ha scritte in diverse ore perché lui muove, con forte difficoltà, solo alcuni muscoli del collo, ed è grazie a movimenti impercettibili che riesce a far scorrere un puntatore sullo schermo del computer e comunicare con il mondo esterno. Alla fine lui non scrive, ricama! Con Severino bisogna essere sinceri, senza pietà. «Com'è la tua vita» gli chiedo. «La mia vita è tanto infernale che non di rado sono colto da depressione infinita. L'ultima volta successe nell'ottobre scorso: ricorrevano 21 anni da questa maledetta trombosi all'arteria basilare, e volevo farla finita come Giovanni Nuvòli, malato di sclerosi laterale amiotrofica, chiese più volte ai medici che gli staccassero il respiratore artificiale che lo manteneva in vita. Lo psicologo della Asl mi consigliò di sentire i miei amici dell'Associazione Luca Coscioni, che i troppi nostri parlamentari clericali e/o stronzi chiamano “Partigiani della morte”. I miei familiari telefonarono alla nostra carissima amica Mina Welby; venne il giorno dopo e, mi dissuase dal seguire Nuvoli, perché avrei sofferto di più; allora sentimmo Marco Cappato. Marco mi disse che, se proprio volevo morire, doveva portarmi in Svizzera: subito dissi di sì ma, poi, pensai che avrei dovuto riempire troppe scartoffie col rischio che la Commissione medica svizzera mi negasse il suicidio assistito. Quindi, il giorno dopo dissi a Mina Welby, Filomena Gallo e Marco Cappato, che non volevo più morire! E ringrazio Dio, anche se sono ateo ed ex battezzato, per questa mia scelta, perché, da allora ho solo voglia di mangiare e fare sesso». Quali sono le battaglie che Severino oggi conduce? «La prima: far approvare la legge Coscioni sull'eutanasia e il suicidio assistito e vorrei pure uno Stato sociale perfetto per i disabili che vogliono vivere; perché l'eutanasia è una scelta individuale facoltativa e non obbligatoria! Quindi, se siete pro eutanasia, votate per chi è per la vostra libertà di scelta, eutanasia compresa, come noi Radicali». Severino, e la seconda battaglia? «Parlamentari italiani, datemi un'assistente sessuale, approvando subito il DdL 1442 perché, sono 21 anni e più che non faccio sesso».