TRAGEDIA DELL'AUTOSTRADA

«Ludovica e Marina, un legame fortissimo» 

L’istruttore di sci e la direttrice del Centro studi arte danza ricordano la piccola e la mamma uccise una settimana fa

PESCARA. «C'era un legame fortissimo tra Marina e Ludovica. Anche la madre sciava a Roccaraso insieme alla bimba, il papà l'ho visto una volta sola. Ludovica era argento vivo, faceva tanti sport, aveva una energia inesauribile, come se volesse saltare tutte le tappe. Una volta volle terminare una gara di sci, malgrado una bufera di neve in corso».
Scivolano uno dopo l'altro i ricordi di David Di Battista, 22 anni di Roccaraso, la località montana che la famiglia Filippone- Angrilli sceglieva per le vacanze invernali. Di Battista è stato per due anni il maestro di sci della piccola travolta da un destino crudele: uccisa il 20 maggio scorso dal padre Fausto che l'ha fatta volare dal viadotto Alento dell'autostrada 14, dopo aver lanciato la moglie Marina Angrilli dal balcone di un appartamento di Chieti che Fausto Filippone avrebbe voluto affittare agli studenti.
La piccola, dotata di notevole talento in tutte le discipline che praticava (danza classica e moderna, equitazione, vela, canto, inglese, ma aveva superato i test attitudinali anche per clarinetto e pianoforte) era iscritta ai corsi dello sci club Aterno, guidato da Mattia Giansante, che si svolgevano ogni anno da gennaio a marzo a Roccaraso, nell'aquilano.
Nell'ultima competizione aveva riportato ottimi punteggi. Si era classificata prima e terza in due diverse gare ed era stata premiata una settimana prima di morire durante una festa organizzata a Montesilvano dall'associazione sciistica, a cui erano presenti, tra i 300 partecipanti, anche mamma e papà che per tutta la sera le hanno scattato foto, orgogliosi e fiera della loro campionessa. «Mamma e figlia ridevano sempre, giocavano e si abbracciavano», ricorda Di Battista.
Con la bimba, il maestro di sci aveva instaurato un «rapporto da fratello maggiore, non dimenticherò mai i nostri pranzi in baita con pasta al sugo e carne che Ludovica divorava anche se io le dicevo di non mangiare troppo, altrimenti non ce l'avrebbe fatta a sciare. Ma lei non si fermava mai, aveva una carica inesauribile. Mi faceva domande a raffica persino sui punti cardinali, era molto curiosa».
Al corso c'era anche altri ragazzetti più grandi, di 14 anni, ma Ludovica «aveva legato molto con Adriana e Serena». Come vi siete lasciati? «Ci siamo dati appuntamento al prossimo anno, mai avrei potuto immaginare che non l'avrei più rivista», conclude il giovane, rammaricato.
Tra gli interessi di Ludovica c'era la danza. Classica e moderna, ma ancora indecisa su quale strada intraprendere. Di sicuro, però, voleva mollare un po’ gli altri sport per concentrarsi sul ballo. E' quanto racconta Rossana Raducci, direttrice del Centro studi arte danza di via Cavour, dove la piccola piroettava con la maestra Bianca Maria Montesi.
«Era una bambina splendida, entusiasta, la danzatrice che ogni insegnante vorrebbe avere», racconta Raducci, «era diligente, precisa, instancabile. Mai vista accusare un momento di cedimento, vivace, in camerino con le compagne scherzava e rideva. Mai un'ombra sul suo viso. Non riusciamo a spiegarci questa tragedia».
A scuola di danza spesso l'accompagnava la madre Marina e il padre Fausto, «che l'aspettava sempre fuori», andava a riprenderla a fine lezione. Quando nessuno dei due poteva accompagnarla, andava a danza con la baby sitter.
«La madre la vedevo spesso», prosegue la direttrice del dance center, «Mi diceva che sua figlia era vivace e aveva bisogno di scaricare le energie. Voleva che provasse un po' tutti gli sport prima di sceglierne uno. Ma Ludovica, negli ultimi tempi aveva già scelto. Voleva smettere con le altre discipline e fare danza moderna, prevalentemente. L'ho vista l'ultima volta il giorno prima della sua morte, sabato, e mi disse: “Sono riuscita a convincere mamma e papà a fare danza tutti i giorni”. Purtroppo, non la vedremo più», conclude Raducci addolorata.
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