M5S: l’Abruzzo vuole tornare a votare 

Marcozzi a D’Alfonso: hai meno del 14%, devi dimetterti subito

PESCARA. Non è un fatto di norme o cavilli ma di volontà popolare. Luciano D’Alfonso deve dimettersi subito. L’Abruzzo vuole a tornare a votare. I 5 Stelle racchiudono in tre frasi, semplici e immediate, la loro strategia per conquistare anche la Regione. Ma guai a chiamarlo assalto a Palazzo Silone. «E’ un salvataggio», ribatte Sara Marcozzi che subito dopo prende la mira e afferma: «D’Alfonso ha già fatto la sua carriera politica ma vuole tenere in ostaggio l’Abruzzo. È arrivato il momento di liberarci del suo ricatto».
PAROLA D’ORDINE. Usa parole sprezzanti la leader abruzzese del M5S e non concede onore ai vinti. La parola d’ordine è dare il via anticipato ad una nuova e lunga, lunghissima campagna elettorale. «D’Alfonso dovrebbe dimettersi perché quasi un cittadino su due ha votato 5 Stelle, anzi dovrebbe abbandonare la politica per manifesta incapacità a governare», incalza la Marcozzi che, con il risultato ancora caldo che sfiora quota 40%, non perde tempo per passare al secondo grosso obiettivo politico del Movimento.
PER ORA GLISSA. Ma a chi le chiede se sarà lei la candidata alla poltrona da governatore, dribbla la domanda e risponde con un enigmatico e indefinito «vedremo», anche se nella conferenza stampa di ieri mattina, nella stanzetta dei 5 Stelle nel palazzo regionale di piazza Unione zeppa di telecamere e giornalisti, la leader monopolizza la parola e non fa pronunciare sillaba a chi le sta accanto, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi.
PROVOCANTE. «Buongiorno presidente D’Alfonso», dice all’inizio Marcozzi guardando l’obiettivo del tablet che la riprende in diretta Facebook. Sono le 11 e un’ora dopo il governatore terrà la sua conferenza, mandata in diretta e seguita dai 5 Stelle. È una sfida a distanza reale, non virtuale.
RIPETIZIONI. «La sanità in Abruzzo è stata lasciata completamente allo sbando», comincia a elencare Marcozzi, «sono stati chiusi ospedali in luoghi fondamentali per garantire l’accesso alle cure in ogni zona d’Abruzzo. Tagli effettuati in virtù di un fantomatico risparmio ma che di fatto hanno colpito solo i servizi e mai gli sprechi». E ancora: «Non è mai stato operato in ambito sanitario un piano di riduzione dei costi, tanto che si continua ancora a parlare di costruire ospedali in project financing». Chissà se D’Alfonso sta seguendo la diretta. Marcozzi va avanti e rincara: «Dopo 3 anni e mezzo di legislatura si riscontra un disastro nella gestione dei fondi europei. La Regione di D’Alfonso è riuscita a certificare solo l’1% dei fondi UE mettendo a serio rischio gli investimenti destinati al territorio abruzzese. E i conti non tornano neanche con i bilanci dell’Ente». Anche questo tema è già stato motivo di scontro appena qualche giorno fa. Ma questa, per i 5 Stelle, è una campagna elettorale nuova dove nulla è più inedito dell’edito.
CONTI E BARONI. «I conti della Regione non sono in regola, lo diciamo da tre anni e più, e oggi arriva l’ennesima minaccia di commissariamento della Regione da parte della Corte dei Conti», sostiene la consigliera pentastellata che passa a parlare della crisi.
«Il nostro è un tessuto economico basato sulle piccole e medie imprese», dice, «ma i numeri sono allarmanti: in Abruzzo negli ultimi tre anni hanno chiuso 2.500 imprese, si sono persi 11mila posti di lavoro e gli abruzzesi sono costretti ad emigrare altrove per cercare fortuna». Quindi un po’ di propaganda diventata uno slogan fisso: «Una grande difficoltà è riscontrata anche per l’accesso al credito tanto da spingerci a creare, grazie al fondo che abbiamo accumulato con il taglio dei nostri stipendi, il microcredito Abruzzo, cercando di colmare anche dai banchi dell’opposizione una lacuna imperdonabile da parte di Regione Abruzzo».
Ma secondo Marcozzi «imperdonabile è anche la negligenza della giunta regionale che non ha mai emanato la delibera per consentire agli abruzzesi la rottamazione delle cartelle Equitalia. Sarebbe bastato un atto degli “esperti” per permettere a migliaia di cittadini di diradare i debiti con l’ente di riscossione. Ma la giunta non lo ha fatto».
IGNORO. D’Alfonso sta vedendo la diretta? E se lo sta facendo, perché nella conferenza stampa partita poco dopo, non ha replicato? Forse la risposta è semplice: non l’ha seguita, neppure quando la Marcozzi gli lancia l’ultima provocazione sui rifiuti di Roma: «Questa Regione è riuscita ad approvare un Piano che non solo non scongiura un inceneritore ma che permette alle altre regioni di venire a portare i rifiuti nel nostro territorio. Vedi il caso del Lazio in cui una regione a guida Pd come quella di Zingaretti ha accordato con la regione a guida Pd di D’Alfonso lo smaltimento dei rifiuti del Lazio, per manifesta incapacità del governo laziale di gestire i propri impianti». Sì, Marcozzi accusa anche il centrodestra. Ma sono frasi al rosolio che non fanno notizia. E a chi le ricorda che c’è un iter da seguire prima di tornare al voto, lei taglia corto: «D’Alfonso ha raccolto solo il 14%, gli abruzzesi non lo vogliono più». Che sarà il cavallo di battaglia dei 5 Stelle di questa nuova campagna elettorale.