Martina, il piccolo impero dei carburanti

Sconti e distributori no logo, ecco come nasce la fortuna dell’azienda che ha fatto dei prezzi bassi un biglietto da visita

MONTESILVANO. «Quando siamo arrivati noi qui era tutto vuoto. Non c’era niente, giusto la strada». Era il 1993 e la Martina muoveva i suoi primi passi in una Montesilvano decisamente più piccola dell’attuale ma già in crescita a ritmi vertiginosi. Un po’ come l’azienda di carburanti che, partita da una pompa a Moscufo, oggi è arrivata a possedere sette impianti no logo. E che ha il suo quartier generale proprio a Montesilvano, a due passi da quel distributore aperto in mezzo al nulla quasi vent’anni fa. A raccontare la storia di famiglia è Antonio Vanni, figlio e padre dei due titolari dei rami che compongono l’azienda: Ezio, il capostipite, che si occupa della Martina Gas e Martina, figlia di Antonio, che cura la Martina Carburanti.

«Negli anni ’20», racconta Antonio, «mio nonno aveva un distributore di benzina davanti casa, a Moscufo. Un tempo funzionava così, la benzina si metteva con le pompe a mano che stavano davanti alle case dei proprietari. Figurarsi, a quei tempi a Moscufo ci passavano tre macchine al giorno».

La pompa davanti casa Vanni resistette fino agli anni ’40, poi, con l’avvento degli impianti di carburante, Antonio chiuse l’attività. Negli anni ’60, però, suo figlio Ezio ci riprovò e diventò gestore di un altro piccolo impianto. «Era una pompa di proprietà della Ozo, un marchio che oggi non esiste più», racconta Antonio con un sorriso. «Alla fine degli anni ’60 mio padre lasciò l’attività. Ma quel distributore non l’ha dimenticato. E qualche anno fa l’ha ricomprato».

La storia della Martina a questo punto diventa roba di donne. Ad aprire il primo distributore di proprietà della famiglia, infatti, alla fine degli anni ’60 fu Rina D’Andreagiovanni, moglie di Ezio e mamma di Antonio, che inaugurò l’attività a Collecorvino.

All’inizio degli anni ’90 nascono la Martina gas e la Martina carburanti, con un nome scelto in omaggio alla figlia di Antonio che oggi ha 28 anni e si prepara a prendere le redini dell’azienda. «L’idea è stata di mio nonno», racconta Martina, «noi di famiglia eravamo tutti contrari, ma non c’è stato verso di fargli cambiare idea».

Nel 1993, poi, la società sbarca a Montesilvano. «Rina decise di realizzare il primo impianto con gpl e metano. L’idea era di aprirlo in via Verrotti ma ci furono un mare di polemiche, la gente pensava che fosse pericoloso. Così ci spostammo in via Cavallotti: questo era il vecchio argine del fiume, la strada era appena fatta e intorno non c’era nulla, solo Monti confezioni», racconta Antonio.

Via Cavallotti fu solo il primo step dell’espansione di un’azienda che oggi conta sette distributori, due dei quali a Montesilvano, in via Cavallotti e via Verrotti, che impiegano circa 15 persone. «In via Verrotti ci arrivammo anni dopo e oggi il nostro distributore sta esattamente dove si sarebbe dovuto aprire nel 1993».

Intanto Ezio aveva già inaugurato la politica di prezzi bassi che ha fatto la fortuna dell’azienda. «Mio padre», racconta Antonio, «iniziò a fare sconti sulla benzina quando ancora le grandi compagnie non ci pensavano nemmeno. Quando aprimmo via Cavallotti si facevano 100 lire di sconto al litro. Ogni tanto ce lo rinfacciano ancora: “Voi siete quelli che hanno rovinato il mercato”, dicono».

Il passo decisivo, però, arriva nel 2004, quando i distributori dell’azienda, che prima erano stati Ip e Agip, diventano no logo, cioè distributori senza marchio che comprano la benzina “extra rete” e grazie a questo meccanismo riescono a tenere i prezzi bassi. «La nostra benzina arriva da Eni e Api», spiega Martina Vanni, «ma riusciamo a tenere i prezzi più bassi perché rispetto alle compagnie abbiamo meno spese di gestione e organizzazione»

Anche l’idea delle pompe di benzina no logo otto anni fa era roba da pionieri, come lo erano stati gli sconti praticati da Ezio 10 anni prima. «Oggi le pompe bianche sono diffuse», dice Antonio, «ma ai tempi in Italia praticamente non ne esistevano». Tanto che quando Martina ha presentato all’università una tesina sulla sua azienda persino i suoi docenti di marketing hanno fatto fatica a capire. «Parlavi di pompe bianche e sembrava parlassi arabo: ho dovuto aprire il nostro sito e fargli vedere che l’azienda esiste davvero».

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