ABRUZZO

Maxi trabocchi, la Regione ci ripensa

Ristoranti sul mare: sparita la proposta-Campitelli di strutture ampie 260 mq. Saranno più piccoli, martedì l’approvazione

PESCARA. Niente ristoranti di lusso con vista mare sulla costa teatina. La Regione frena in corsa: corregge la proposta di legge ridimensionando le misure dei trabocchi che avevano già fatto sobbalzare ambientalisti, politici dell’opposizione e Soprintendenza dei beni ambientali. La sforbiciata a un emendamento proposto dall’assessore regionale leghista, Nicola Campitelli, è arrivata dal suo compagno di partito, il consigliere Fabrizio Montepara, e dal presidente del consiglio, Lorenzo Sospiri, di Forza Italia. Insieme hanno depositato la proposta di legge che, se passerà al vaglio di due commissioni, sarà votata in consiglio regionale già martedì prossimo, con l’obiettivo di salvare la stagione turistica dei trabocchi finiti nel mirino della procura di Lanciano.

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I 260 metri quadrati complessivi, previsti dall’emendamento Campitelli, sono diventati 210. I titolari dei ristoranti sul mare che attirano ondate di turisti dovranno cioè rinunciare a cinquanta metri quadrati di superficie. Ma le modifiche riguardano anche la tutela del paesaggio e della tradizione. Vediamo nel dettaglio che cosa è cambiato.
PRIMA PROPOSTA. «La parte di struttura componente il “trabucco” destinata a ristorazione aperta al pubblico non può eccedere la superficie di mq 200 e la parte di struttura destinata a servizi accessori connessi con la ristorazione (cucina e servizi) non può eccedere la superficie di mq 60. Le predette attività potranno essere svolte con un’accoglienza massima di 80 persone, tra ospiti e personale». Era questa la proposta di Campitelli.
NUOVA LEGGE. «La parte di struttura componente il trabocco destinata a ristorazione aperta al pubblico non può eccedere la superficie di 160 metri quadrati e la parte di struttura destinata ai servizi accessori connessi alla ristorazione, quali cucina e servizi, non può eccedere la superficie di 50 metri quadrati». Ecco la legge Sospiri-Montepara.
«L’attività di ristorazione può essere svolta sul trabocco con un’accoglienza massima di sessanta persone, inclusi ospiti e personale». Quindi il taglio è doppio: ai 50 mq si aggiungono 20 persone in meno.
LA PASSERELLA. Andiamo avanti. Resta identico questo passaggio: «La superficie occupata dalla passerella d’accesso è esclusa dal computo dei parametri massimi individuati dal comma 3-ter. La relativa superficie è determinata in base alla distanza del trabocco dalla costa. La larghezza massima consentita della passerella è di 2 metri, adeguata alla normativa vigente in materia di sicurezza per la pubblica incolumità delle persone e a quella in materia di abbattimento delle barriere architettoniche».
I VINCOLI. Non rappresenta una novità neppure il passaggio in cui si precisa che gli interventi di recupero, utilizzazione e ristrutturazione dei trabocchi «sono subordinati al rispetto delle disposizioni edilizie, delle prescrizioni igienico-sanitarie, di sicurezza e antincendio vigenti, fermi restando i pareri, le autorizzazioni ed i nullaosta delle autorità competenti». La novità è invece nel resto di questo comma che può rassicurare i paladini dell’ambiente.
LE RETI RESTANO. «Per i trabocchi situati in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e per quelli vincolati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, gli interventi di recupero, utilizzazione e ristrutturazione sono consentiti previa autorizzazione dell'amministrazione preposta alla tutela del vincolo». Così dispone la nuova legge che non concede deroghe «alle norme ambientali o paesaggistiche nazionali e regionali», e vieta «di modificare le caratteristiche originarie del trabocco, costituite dalla rete e dal verricello».
L’INCHIESTA. I trabocchi della costa teatina sono più di trenta e attirano migliaia di turisti, ma un’indagine ha dato lo stop alla riapertura dei loro ristoranti anche se il divieto è rimasto solo sulla carta. Ufficialmente però i trabocchi, che dal 2 marzo avrebbero potuto già riaprire i ristoranti sospesi sul mare, sono chiusi.
Le trenta strutture che caratterizzano la costa da Ortona fino a Vasto, passando per San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia e Torino di Sangro, facendola diventare unica nel suo genere, non possono per ora accogliere clienti, per via dell’inchiesta a tappeto della capitaneria di porto di Ortona per presunte difformità edilizie rispetto ai progetti originari. Ed è sull’onda dell’inchiesta che la politica regionale si è mossa, in fretta e furia, sfornando prima un emendamento salva-trabocchi. E ora una proposta di legge meno impattante.