Mercatone Uno, monta la rabbia di 40 addetti a San Giovanni Teatino

Collocati in cassa integrazione a zero ore, unici in Abruzzo, dopo che tre mesi fa è stata sospesa l’attività nel megastore, attendono notizie sul loro futuro: ci hanno abbandonati

SAN GIOVANNI TEATINO. Sono passati tre mesi, poco più, dalla chiusura del Mercatone Uno di Sambuceto. Dal 15 giugno porte e cancelli del punto vendita, che era stato aperto 17 anni fa, sono off limits, ufficialmente «per sospensione temporanea dell’attività», ma da allora nessuno ha più messo piede nel megastore.

I 40 dipendenti sono stati rimandati a casa, messi in cassa integrazione a zero ore, nel più totale disinteresse dei vertici aziendali e della classe politica regionale. Il piano industriale che i tre commissari nominati dal ministero per lo Sviluppo economico (Mise) stanno attuando per risollevare le sorti dell’azienda ha di fatto sacrificato il punto vendita di Sambuceto, che pure non ha mai registrato perdite di esercizio, nemmeno dopo l’arrivo di un vicino ingombrante, il colosso dei colossi dell’arredamento Ikea.

In Abruzzo, sono stati invece salvati il Mercatone Uno di Scerne di Pineto e quello di Colonnella, entrambi in provincia di Teramo. Da un giorno all’altro, i lavoratori di via Caravaggio si sono ritrovati i cancelli chiusi, «sbattuti in faccia», non esista a dire un’ex dipendente che ha protestato ieri davanti al megastore, dove ancora campeggia lo striscione con l’invito ai clienti “Ti aspettiamo a Scerne di Pineto. Scusa per il disagio”. Negli altri due punti vendita regionali che non sono finiti nella black list delle attività da cessare, si è festeggiato e brindato per lo scampato pericolo del rischio licenziamenti, su Sambuceto invece è calato il silenzio, un silenzio da parte delle istituzioni e dell’azienda, che pesa come un macigno sulle vite di 40 addetti alle prese, dopo 17 anni di lavoro, con mutui da pagare e figli da mantenere, senza un’opportunità alternativa, con lo spettro della disoccupazione che si fa più concreto. Si sentono abbandonati. Ieri, con loro a manifestare c’era il sindaco, Luciano Marinucci, che ha sempre difeso i lavoratori di Mercatone Uno,e si è pure recato a Roma, al Mise. Ma la battaglia è persa in partenza se in campo non arrivano politici e rappresentanti istituzionali regionali e nazionali.

«Ci hanno messo da parte come si fa con una scarpa vecchia» dice una lavoratrice «dopo tanti anni di impegno, dedizione, abbiamo sempre creduto nel nostro lavoro e nella nostra azienda». Vogliono la verità sul futuro del megastore di via Caravaggio, chiedono che i commissari scoprano una volta per tutte le carte. «Nessuno ci ha mai incontrato, né ricevuto. Adesso vogliamo sapere che ne sarà del nostro lavoro, se il punto vendita sarà oggetto di ristrutturazione e riapertura o no. Vogliamo chiarezza».

Gabriella Di Lorito

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