Milani: sì alla serie tv, ma nel rispetto delle famiglie

Il regista amico dell’Abruzzo è d'accordo: il valore etico di un’operazione del genere va giudicato alla fine

PESCARA. «Tutto quello che può aiutare a fare chiarezza può essere utile. A patto che venga fatto nel rispetto dei parenti, delle famiglie e anche nel rispetto di chi su quella vicenda si è impegnato dando anima e corpo. Si può dare un giudizio su un lavoro solo ed esclusivamente nel momento in cui il lavoro esce». È con questa premessa che il regista romano Riccardo Milani si dice favorevole alla fiction sulla valanga di Rigopiano. Lui che l’Abruzzo lo frequenta dall’età di 5 anni, che ha una casa a Pescasseroli e che in Abruzzo ha girato una larga fetta della sua produzione cinematografica, la tragedia del resort l’ha seguita come il resto d’Italia. Ma non si accoda alle critiche piovute dopo l’annuncio di farci una fiction.

La fiction dovrebbe uscire tra un anno. Troppo presto sostiene chi critica il progetto. Che ne pensa?

«Tra un anno le cose avranno fatto il loro corso, speriamo che sarà stata fatta luce su tutto. C’è stata una coincidenza di eventi terribile. Credo che l’intenzione sia quella di fare un po’ di chiarezza e mettere in evidenza la capacità, la volontà e la dedizione totale che hanno avuto i soccorritori e chiunque ha fatto qualcosa in quell’occasione. Persone che hanno fatto molto più del loro lavoro, motivo di riconoscenza da parte di tutti noi. Non voglio dare giudizi che non sta a me dare. Da cittadino dico che è doloroso pensare che una turbina che non funzionava poteva evitare una tragedia. Ma d’altra parte la coincidenza di eventi è stata davvero eccezionale».

Conosceva quel posto?

«Volevo andarci, l’avevamo visto sul sito, un posto molto bello. Un orgoglio anche per il territorio. Credo che nessuno potesse prevedere tutto quello che è successo, la nevicata così potente, un terremoto successivo e immediato e un evento eccezionale. Bisogna avere anche la lucidità di comprendere che è stato un evento eccezionale. Certo è che se poi i mezzi non funzionano il dolore ha evidentemente tra le sue pieghe anche quello della responsabilità, che sarà chiarita da chi di dovere».

Una fiction può fare chiarezza?

«Le cose magari saranno state accertate, ci saranno attività che non conosciamo. Penso che il valore etico di un’operazione come questa va giudicato a prodotto finito. L’importante, il parametro fondamentale, è rispettare il volere delle famiglie e di tutti quelli che sono stati coinvolti in quella vicenda. L’importante è avere chiari i sentimenti e i pareri delle famiglie delle vittime, ma anche il parere dei soccorritori e di chi in quella vicenda ha speso tutto se stesso».

Ha mai girato fiction ispirate a fatti realmente accaduti?

«Una volta proprio con Pietro Valsecchi, raccontammo il sequestro Soffiantini che girammo in parte anche in Abruzzo. Una vicenda molto dolorosa, ma siamo partiti proprio da Soffiantini. Ci ha guidato in tutta la vicenda, lo abbiamo incontrato, è stato con noi, un coinvolgimento totale. Che è fondamentale. Tanto più in una tragedia recentissima, molto vicina al sentimento di tutto il nostro paese». (s.d.l.)

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