Montesilvano, madre e figlia di 5 anni intossicate dal braciere 

La combustione ha liberato monossido di carbonio. La donna e la bambina trasferite all'ospedale di Fano

MONTESILVANO. Il braciere acceso in casa, per cucinare, e poi lasciato ardere aspettando che si spegnesse. Ma ci ha messo tanto, troppo a spegnersi, mentre madre e figlia, giocando, continuavano inconsapevoli a respirare il monossido sprigionato da quella brace. Sono salve per miracolo la bambina di cinque anni e la madre, di origine sudamericana, che giovedì sera sono state soccorse d’urgenza nella loro casa di Montesilvano quando già l’intossicazione era in stato avanzato. In una corsa contro il tempo, trasportate d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara, madre e figlia sono state sottoposte alla terapia con ossigeno. Poi, lo stesso ospedale ha organizzato per le due pazienti il trasferimento con l’ambulanza del 118 al Centro iperbarico di Fano, unica struttura sanitaria in grado di effettuare terapia iperbarica tra Marche, Umbria e Abruzzo. Una terapia d’urgenza necessaria per ripristinare nel più breve tempo possibile le quantità di ossigeno nel sangue. Come spiegato dai medici di Fano che hanno in cura le due pazienti di Montesilvano, l’ambiente chiuso e la combustione incompleta della brace hanno causato l’esalazione di monossido. Monossido che ha una capacità di legarsi all’emoglobina del sangue 200 volte superiore rispetto all’ossigeno a cui va così a sostituirsi. Un nemico pericoloso e invisibile per chi respira, perché il monossido è inodore e insapore. Ci si rende conto del dramma solo quando la carenza di ossigeno causa svenimento, nausea, vomito, cefalea. Malori che, se non si interviene in tempo, e se la concentrazione di monossido aumenta, la persona può arrivare alla morte.
Nel caso della mamma e della figlia, il valore riscontrato dai medici era pari a circa il 30 per cento di monossido. Valori alti che hanno reso indispensabile il trattamento di ossigenoterapia iperbarica. E grazie all’alta concentrazione di ossigeno respirato attraverso la maschera della camera iperbarica le due pazienti di Montesilvano sono state definitivamente salvate.
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