Morto investito, oggi il riconoscimento 

Uno zio del 27enne guineano ucciso sulla Statale 602 rintracciato a Vicenza. L’investitore vuol essere ascoltato dal pm

CIVITAQUANA. Sarà lo zio, il fratello del padre, a fare oggi il riconoscimento ufficiale di Dialla Mamadou Tihana, il 27enne della Guinea investito e ucciso la notte di martedì 9 aprile a Civitaquana da un 42enne di Montesilvano alla guida del suo furgone.
Ieri lo zio, residente in provincia di Vicenza dove fa il meccanico, ha firmato la dichiarazione di responsabilità a nome dei genitori di Tihana, e oggi dovrà affrontare il triste rito del riconoscimento ufficiale del nipote, la cui salma da una settimana è conservata nella cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale di Pescara.
A questo punto il magistrato che detiene l’inchiesta, il sostituto procuratore Marina Tommolini, espletate tutte le formalità, potrà affidare l’incarico al medico anatomopatologo per l’autopsia, che con molta probabilità verrà effettuata domani.
Il responso dell’autopsia potrebbe aggravare la responsabilità dell’investitore, un 42enne originario di Civitaquana, dove ha un’abitazione, ma residente a Montesilvano e dipendente di una ditta di Tortoreto che si occupa di impiantistica. Secondo quanto accertato dai carabinieri, quella notte, poco dopo le ore 23, Dialla è uscito dal Centro di accoglienza che si trova in contrada Vicenne di Civitaquana, che accoglie circa 15 immigrati in attesa di riconoscimento dello status di rifugiato, e a piedi si è diretto verso il caseggiato non lontano che ospita altri cinque amici, nel frattempo diventati indipendenti. Sia Dialla che i compagni con cui divideva le spese di casa avevano trovato lavoro come braccianti nelle campagne tra Civitaquana e Catignano.
L’incidente prima della mezzanotte: il furgone guidato dal 42enne ha preso sul lato destro il 27enne guineano che è stato letteralmente proiettato lontano dalla strada, in mezzo agli arbusti. L’investitore a quel punto, da quanto registrato da alcune telecamere, è tornato indietro per andare a vedere cosa avesse preso, in quanto afferma di non essersi accorto di aver investito una persona. Non trovando nulla sulla strada, è tornato a casa. La mattina dopo ha portato il furgone ammaccato, di proprietà della ditta per cui lavora, a un carrozziere, ma i carabinieri hanno anticipato il lavoro che avrebbe nascosto le prove dell’investimento, sequestrando il veicolo. Il conducente è stato identificato grazie alle riprese delle telecamere dell’area di servizio che si trova nelle vicinanze del punto dell’incidente; quindi è stato denunciato a piede libero per omicidio stradale e omissione di soccorso.
Secondo quanto avrebbe raccontato in un primo momento ai carabinieri della compagnia di Penne, che portano avanti le indagini al comando del capitano Giuseppe De Rosa, l’impiantista è tornato più volte indietro per vedere cosa fosse accaduto, ma a terra non avrebbe visto assolutamente nulla. La mattina dopo, sempre la versione del denunciato, l’uomo sarebbe addirittura tornato lungo la statale 602, a Civitaquana, insieme alla fidanzata, per vedere bene cosa fosse successo. Ma anche il viaggio alla luce del giorno è andato a vuoto. Il corpo di Tihana verrà ritrovato più tardi, intorno alle 16, grazie a un amico che sul bordo della strada ha trovato il suo borsello. Il corpo era a diversi metri di distanza, seminascosto dalla vegetazione. A difendere il 42enne di Montesilvano è l’avvocato Anthony Hernest Aliano, che ha fatto istanza al pubblico ministero titolare dell’inchiesta affinché il suo assistito venga ascoltato anche prima dell’esame autoptico.
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