Negozi chiusi la domenica, un coro di sì 

Per la Cisl le polemiche sono ingiustificate e per Confcommercio bisogna anche stabilire un calendario dei festivi

PESCARA. Un coro di sì, ma a determinate condizioni, alla proposta del vice premier Luigi Di Maio che dice basta ai negozi aperti di domenica e durante le festività, e che propone di cancellare la liberalizzazione delle aperture, come da anni chiedono i piccoli commercianti. Un argomento sul quale Abruzzo Confcommercio interviene sostenendo che se da una parte «regolare le aperture festive è una necessità condivisibile», dall’altra «serve concertazione con le parti sociali per definire una proposta di buonsenso e per assicurare il massimo del servizio e della qualità alle famiglie e ai consumatori».
LA RIUNIONE. L’argomento è stato affrontato ieri nel corso della riunione dell’assemblea presieduta da Roberto Donatelli, alla quale hanno partecipato i vice presidenti regionali Marisa Tiberio, Giammarco Giovannelli, il vice presidente di Confcommercio di Pescara Riccardo Padovano e il direttore regionale Celso Cioni. Per Cioni e Donatelli, la proposta di legge annunciata in tal senso dal vice premier Luigi Di Maio è «una necessità condivisibile ma per evitare errori commessi anche nel recente passato, occorre avviare una indispensabile concertazione con le parti sociali e, quindi, anche con la nostra organizzazione. Quindi, in tal senso, auspichiamo la necessità di aprire i tavoli del confronto costruttivo e non ideologico nel quale affrontare una così delicata tematica che può determinare rilevanti conseguenze e che, proprio per questo, merita sobrietà ed attenzione da parte di tutti gli attori di detto tavolo di concertazione».
APPROCCIO COSTRUTTIVO. Confcommercio auspica che intorno alla complicata materia via sia «un approccio, da parte di tutti, sereno e costruttivo, che tuteli gli importanti interessi in gioco che meritano lucidità, competenza e sobrietà e lavoreremo in tal senso nei prossimi giorni per dare il nostro contributo. Se così come appreso, le deleghe del governo saranno demandate alle Regioni, ci attiveremo tempestivamente per richiedere analogamente alla Regione Abruzzo di avviare opportuna concertazione nella ormai consolidata “cultura del confronto” che arricchisce il coinvolgimento sociale e favorisce la qualità dei provvedimenti».
ALLARME INGIUSTIFICATO. Secondo il segretario generale della Fisascat Cisl abruzzese, Leonardo Piccinno, «sono comprensibili le polemiche della Federdistribuzione, con annesse minacce di esuberi e conseguenti licenziamenti di oltre 50 mila lavoratori nei prossimi mesi, ma non comprendiamo certamente il coro di commentatori allarmati, più o meno informati sugli argomenti di cui parlano. Nel corso degli anni delle liberalizzazioni incontrollate, almeno in Abruzzo e Molise, ma anche in tutta Italia, le grandi catene commerciali, come sta avvenendo anche in questi ultimi mesi stanno portando avanti un piano di riorganizzazione e in qualche caso di disimpegno, con conseguenti licenziamenti e riduzione di posti di lavoro, nonostante il consolidato ricorso ad aperture per tutto l’arco dell’anno».
GOVERNO MONTI. Segno questo, sostiene il sindacalista, «che la scelta del governo Monti (le liberalizzazioni contenute nel decreto Salva Italia, ndr), non ha aiutato molto il commercio e questo lo sanno bene le piccole e medie aziende locali, che sono state soccombenti allo strapotere delle catene, per cui, non sarà la modifica della legge a cambiare i destini del commercio in Italia e Abruzzo e Molise. Certamente, il ministro Di Maio, non può pensare, propagandisticamente, che basta un colpo di spugna su un pezzo di storia di usi e consumi e di politiche di sviluppo di questo Paese. Occorre contenere il numero di aperture entro un range condiviso nella contrattazione collettiva vigente e lasciare la competenza decisionale alle istituzioni regionali e locali, attraverso il confronto democratico e concertativo. Un modello di concertazione già in vigore prima del provvedimento Salva Italia di Monti e che rispondeva alle reali necessità dei territori e delle economie locali».