Nelle Asl mancano duemila dipendenti 

Il quadro fatto dalla Cgil: personale anziano e niente ricambio

PESCARA . Insufficiente, gravemente carente in alcune zone, precaria e non più giovanissima. È la sanità abruzzese vista attraverso la lente d’ingrandimento di uno studio condotto dalla Cgil e dalla Cgil funzione pubblica regionali. Un quadro impietoso che racconta di carenze di personale in tutte e quattro le Asl abruzzesi, di centinaia di contratti di lavoro precari e di un personale per lo più ultracinquantenne a causa del blocco del turn-over.
IL PERSONALE. La situazione più allarmante si registra nella Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila che conta solo 4.053 unità lavorative. Un dato che, se confrontato con l’estensione territoriale della provincia di riferimento, diventa ancora più impressionante. La provincia dell’Aquila ha infatti un’estensione di 5047 chilometri quadrati con una popolazione di 300.409 abitanti e una densità di 59,52 abitanti/km2 per 108 comuni. Significa che il numero di lavoratori Asl per ogni chilometro quadro dell’Aquilano è dello 0,66%. Pescara è la provincia più “fortunata”: 1230 chilometri quadrati per una popolazione di 319.936 abitanti e una densità di 260,04 abitanti/km2 per 46 comuni, consegnano il dato di 2,56 unità per chilometro quadro. A Teramo, 47 comuni, si registrano 1,55 dipendenti per chilometro quadro e nella provincia di Chieti, 104 comuni, 1.74/km2. «Si determina quindi», scrivono Carmine Ranieri, Cgil Abruzzo, Francesco Marrelli, Anthony Pasqualone, Angela Ciccone, di Cgil fp provincia dell’Aquila e Anna Rita Gabriele, (Cgil fp medici), - uno stretto legame tra sistema sanitario e la rete di collegamento tra i territori, carenti entrambi di una prospettiva di investimenti e sviluppo.
L’ETÀ MEDIA. Secondo il report della Cgil circa il 50% del personale assunto nelle quattro Asl ha un’età media compresa tra i 50 e i 64 anni. Nel particolare si nota come, ad esempio, sempre all’Aquila ci sia una pianta organica perlopiù sessantenne, dato che il 24,87% dei dipendenti Asl ha tra i 55 e i 59 anni. Buona la media anche del personale tra i 60 e i 64 anni di età: il 17,83%. Ma sono invece solo 8 i dipendenti che hanno tra i 25 e i 29 anni e 87 quelli tra i 30 e i 34 anni. Non va meglio nella Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti dove ben 1.055 dipendenti (il 23,22%) hanno tra i 55 e i 59 anni e 821 (il 18,07%) tra i 60 e i 64 anni. Pescara, tra le quattro province, è quella che alza leggermente la media dei giovani rispetto alle altre: il 3,13% dei dipendenti, 99 persone, hanno tra i 30 e i 34 anni. Resta il fatto che, a livello di media regionale, mentre le percentuali degli addetti in servizio tra i 20 e 24 anni e i 25 e 29 anni si attestano su dati con lo zero iniziale (in tutto ne sono appena 41), quella che registra dipendenti fino ai 67 anni di età, ben 147 lavoratori, è pari all’1,04%. «Tale condizione», rimarca la Cgil, «è il risultato del blocco delle assunzioni volute dai governi degli ultimi 10 anni e dal piano di rientro della Regione Abruzzo.
A quanto pare per la nostra Regione contano più le dinamiche di bilancio che non una politica di maggiore occupazione e di servizi prestati alla collettività. In sanità non serve una politica di contenimento della spesa, ma sono necessari investimenti, soprattutto in un’ottica di integrazione ospedale-territorio a oggi gravemente carente».
LE CONSEGUENZE. «Conseguenza di tale situazione», prosegue il documento sindacale, «è certamente la continua violazione delle norme sui riposi obbligatori, il ricorso inappropriato al lavoro straordinario, il concreto rischio di demansionamento per il personale che deve garantire diverse attività non proprie della categoria di appartenenza, l’aumento delle liste di attesa per i cittadini, l’aumento della mobilità passiva verso altre regioni con conseguente aumento di spesa a carico dei malati e dei contribuenti».
L’APPELLO DELLA CGIL. Per l’organizzazione sindacale è urgente «valutare l’effettivo fabbisogno di personale da parte della Regione per rimodulare il conto economico necessario per poter procedere alle stabilizzazioni e alle assunzioni di nuovo personale».
«La nostra organizzazione» - concludono i sindacalisti, «in assenza di azioni concrete volte alla risoluzione delle enormi problematiche, comunica sin da ora che attiverà ogni forma di protesta e ogni iniziativa di lotta a difesa del diritto al lavoro e alla giusta retribuzione del personale. Torniamo inoltre a chiedere una tutela maggiore per i tanti lavoratori precari che rischiano di vedersi precluso il diritto alla stabilizzazione, dopo anni di servizio prestato, a causa delle insufficienti risorse inserite nel conto economico programmatico 2018-2020 dalla Giunta regionale a copertura delle spese del personale».