La Corte di Giustizia dell'Unione Europea

LA SENTENZA

"Non ci fu aiuto di Stato nel salvataggio di Banca Tercas"

La Corte di Giustizia ribalta una decisione della Commissione Europea che nel 2015 definì incompatibile l'intervento del fondo interbancario

PESCARA. “Non ci fu aiuto di Stato”. A distanza di quasi quattro anni, la Corte di Giustizia della Ue ribalta un giudizio della Commissione  Europea pronunciando una sentenza epocale, che fa riferimento al caso della Cassa di Risparmio di Teramo ex Tercas (ora Banca Popolare di Bari). La Commissione aveva definito un aiuto di Stato quello effettuato dal fondo interbancario tutela depositi (Fitd), intervenuto a sostegno dell’istituto di credito abruzzese. “In base a un'indagine approfondita”, scriveva la Commissione Europea, era il 23 dicembre 2015, “la Commissione ha concluso, sulla base di fatti e circostanze noti, che il sostegno concesso dal sistema obbligatorio di garanzia dei depositi italiano a Banca Tercas costituisce un aiuto di Stato incompatibile”. Con la sentenza della Corte di Giustizia siamo al completo rovesciamernto della  narrazione: la Corte ha infatti annullato la decisione della Commissione, perché “non ha dimostrato che i fondi concessi a Tercas, a titolo di sostegno del Fitd, fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane. Al contrario, esistono nel fascicolo numerosi elementi che indicano che il Fitd ha agito in modo autonomo al momento dell'adozione dell'intervento a favore di Tercas". Perché si parla di decisione epocale? Per il semplice motivo che la Commissione usò lo stesso argomento _ cioè che i fondi del Fitd fossero controllati da autorità pubbliche _ per impedire i salvataggi di Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti. Tutti istituti per i quali un decreto del governo Renzi determinò lo scorporo della parte sana dalla “bad bank”, quindi l’azzeramento di alcune classi di titoli (azioni e obbligazioni subordinate) venduti anche ai risparmiatori. Soddisfazione per la decisione della Corte Ue è stata espressa dall’associazione bancaria italiana (Abi). «Ora la Commissione Europea rimborsi i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni”, affermano il presidente Patuelli e il dg Sabatini. “Decisioni che hanno imposto, nel 2015, la risoluzione delle quattro banche e altri interventi di salvataggio bancario più onerosi delle preventive iniziative del Fitd. Fondo che dunque trae nuova legittimità per recuperare in pieno le sue funzioni statutarie”. La sentenza metterà quasi certamente il governo gialloverde nelle condizioni di avviare iniziative risarcitorie nei confronti della Commissione. E’, in ogni caso, un precedente esplosivo. Che aprirà _ dopo che in questi anni sono stati fatti danni enormi nel settore bancario italiano _ prospettive fino a ieri impensabili. Magari anche in vista del salvataggio di istituti di credito di altri Paesi dell’Ue che, da tempo, navigano in acque molto agitate.

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