Odoardi: una città a due ruote

Il presidente di Pescarabici organizza incontro pubblico sulla mobilità alternativa

PESCARA. Pescarabici ha organizzato per venerdì 27 giugno, a Francavilla, un incontro pubblico per parlare del futuro delle due ruote. «Io ho un sogno a due ruote e senza motore», spiega il presidente dell’associazione Giancarlo Odoardi, «in altre epoche si avevano altri sogni, a quattro ruote e a motore. E bisogna ammettere che quei sogni ne hanno fatta di strada, portando la nostra civiltà e la nostra cultura parecchio lontano. Ma lontano da dove? E verso dove? Il tema dello sviluppo delle città, degli aggregati urbani, del territorio in generale e poi, soprattutto, della dinamica del tempo e dello spazio, per spostarsi da un luogo all’altro, ha sovente fatto da sfondo a tanti appassionati dibattiti, proiettati sempre su un futuro in continua evoluzione. E qual è il futuro di oggi?»

«A mio avviso», continua Ordoardi, «sicuramente e possibilmente quello che decidiamo di scegliere e non quello che ci capita. E, sempre a mio avviso, oggi comincia ad essere un pochino più semplice riuscire a scegliere, a determinare il proprio destino, anche collettivo. In tal senso, la possibilità digitale di comunicare ci aiuta non poco».

«Ma su cosa possiamo collettivamente decidere oggi?», si chiede Odoardi, «su parecchie cose, credo. Penso alle politiche energetiche: il grande boom del rinnovabile, con gli incentivi o meno, fa intuire un cambiamento di rotta sulle concezioni di un approvvigionamento energetico centralistico, soprattutto da fonti fossili, a favore di uno diffuso sostenibile e sottopone ai decisori ultimi nuovi quesiti per nuove strategie». «Penso», prosegue, «alla politica dei consumi alimentari: la nascita diffusa di gas (gruppi di acquisto solidale) costituisce, seppur nel piccolo, il segno di un atteggiamento diverso nei confronti dei mercati tradizionali. Penso ancora alla politica gestionale dei rifiuti, ancora sofferente per carità, ma che riluccica qua e là di esempi virtuosi e che piano piano contaminano il proprio intorno. E poi penso anche alla mobilità, quella nuova».

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