Omicidio di Pescara, l’ultima telefonata del papà di Maxim allo psichiatra: voglio diminuire le medicine

L'uomo che ha ucciso il figlio di 5 anni era in cura dal 2006. Il medico interrogato dalla polizia: "Era felice per l’arrivo di Maxim, io estraneo alle pratiche adottive"

PESCARA. Avrebbe dovuto incontrare il suo psichiatra venerdì scorso, un appuntamento concordato qualche giorno prima con la motivazione di voler ridurre il dosaggio dei farmaci. «Mi sento meglio e vorrei diminuire le medicine», aveva detto Massimo Maravalle, in carcere da due giorni per l’omicidio del figlio adottivo, allo psichiatra e docente universitario aquilano Alessandro Rossi che aveva in cura il tecnico informatico dal 2006.Un appuntamento preso invano perché qualche ora prima qualcosa si è inceppato nella mente dell’uomo affetto da disturbo psicotico atipico che, nella notte tra giovedì e venerdì, ha soffocato con un cuscino il piccolo Maxim di 5 anni, il figlioletto arrivato dalla Siberia nel 2012 a riempire la vita di Maravalle e della mamma Patrizia Silvestri.

L’appuntamento dallo psichiatra. Una gioia che il tecnico informatico di 47 anni aveva condiviso con il suo psichiatra a cui aveva raccontato della felicità di diventare padre. «Maravalle era felice per l’arrivo di quel bambino», avrebbe detto Rossi agli uomini della squadra Mobile che stanno seguendo la delicata inchiesta per omicidio: famiglie distrutte, una mamma disperata che oggi alle 16.30 darà l’addio a Maxim nella chiesa del Sacro Cuore mentre domani, il papà, sarà interrogato in carcere alle 11.30.

Il piccolo poteva essere adottato? E’ su questa domanda che si stanno muovendo le indagini dei poliziotti di Pierfrancesco Muriana diretti dal pm Andrea Papalia addentrandosi con cautela in percorsi difficili, in procedure complesse che mettono a dura prova le famiglie che desiderano un bambino e per cui, dalla prossima settimana, i poliziotti prenderanno il fascicolo dei Maravalle al tribunale dei minori. Intanto, ieri, gli investigatori hanno chiesto spiegazioni allo psichiatra Rossi, il professionista da cui Maravalle era in cura da otto anni.

Il docente avrebbe riferito alla polizia di essere estraneo alle procedure dell’adozione, di non aver mai rilasciato certificati o qualcosa che attestasse il disturbo di cui soffre l’uomo né di aver mai ricevuto richieste da qualcuno. Anche Rossi è provato, il professore considerato un luminare della psichiatria con una bibliografia scientifica di circa 250 pubblicazioni, ha pianto quando ha appreso la terribile notizia. E alla polizia avrebbe raccontato dell’ultima telefonata di Maravalle e del percorso di cura iniziato otto anni fa. Maravalle in cura dal 2006. I disturbi del tecnico informatico, secondo la testimonianza, sarebbero iniziati fin dalla gioventù e Maravalle avrebbe iniziato il percorso di cura con lo psichiatra nel 2006 raccontando al medico di allucinazioni, di voci che non esistevano, di falsi pedinamenti. Una malattia che non si sarebbe mai manifestata in gesti di violenza, tenuta sotto controllo con le medicine che il tecnico informatico avrebbe voluto diminuire.

Verso la perizia psichiatrica. E’ stato l’uomo, durante l’interrogatorio surreale passato dalla lucida confessione allo smarrimento successivo, a spiegare agli investigatori di aver smesso spontaneamente 4 giorni fa di prendere i medicinali. Rossi non può saperlo, non può confermare o smentire quell’interruzione volontaria, un altro tassello che invece cercherà di verificare il pm Papalia. Si va verso una richiesta di incidente probatorio perché è probabile che il magistrato chiederà al gip di cristallizzare le facoltà mentali di Maravalle al momento del delitto del piccolo. Nel frattempo, dalla prossima settimana il fascicolo dell’adozione sarà preso dagli investigatori per vagliare ogni aspetto. Il tribunale dei minori si è detto all’oscuro dei disturbi di Maravalle, mentre l’uomo nel suo interrogatorio ha detto il contrario. Oggi, il giorno più duro per la famiglia: i funerali di Maxim si terranno alle 16.30 nella chiesa Sacro Cuore.

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