Omicidio Neri, trovate impronte sulla 500 di Alessandro. Controlli sull’auto bruciata 

Tracce nell'auto rilevate dai carabinieri del Ris, parte il confronto con amici e conoscenti. Domenica la manifestazione organizzata dalla madre per chiedere verità e giustizia sulla morte del 28enne

PESCARA. Confrontare le impronte rilevate sulla Fiat 500 di Alessandro Neri con quelle presenti nelle banche dati delle forze dell’ordine. Ma anche con altre impronte, i cui campioni andranno recuperati dai carabinieri in primo luogo tra amici e conoscenti del 28enne di Spoltore, il cui corpo senza vita è stato trovato l’8 marzo sul greto del torrente Vallelunga, nella periferia più estrema di Pescara. È questo uno degli accertamenti da compiere nell’ambito delle indagini sul delitto Neri, affidate dalla Procura del capoluogo adriatico agli uomini del Reparto investigativo e del Nucleo investigativo dell’Arma di Pescara.
Una volta analizzate le tracce rilevate nei giorni scorsi dai Ris sull’auto di Alessandro, trovata parcheggiata in via Mazzini la mattina del 7 marzo, si procederà alla catalogazione e quindi alla comparazione con le banche dati e con i campioni che gli investigatori dovranno procurarsi cercando anche tra chi frequentava Nerino, come veniva chiamato il 28enne. Al primo posto l’acquisizione delle impronte di Alessandro, la cui salma di trova ancora in obitorio, a Pescara, anche per essere sottoposta ad altri eventuali accertamenti, come questo.

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Nello stesso tempo procedono i rilievi dei Ris che nei giorni scorsi hanno esaminato la 500 di Alessandro, sulla quale non sarebbero state trovate tracce ematiche né biologiche, e le macchine sequestrate alla famiglia della madre di Alessandro, Laura Lamaletto. Si tratta di due mezzi, una Mercedes e una Audi Q7, prelevati a Orsogna e a Giuliano Teatino, tra l’azienda vitivinicola dei Lamaletto, di cui si occupa il cugino di Alessandro, Gaetano, e l’abitazione della famiglia materna del giovane. Controlli anche su ciò che resta di una Opel Meriva andata a fuoco attorno alle 23.50 del 6 marzo, il giorno dopo la scomparsa di Alessandro. L’incendio che l’ha distrutta si è verificato nella zona dei Colli Innamorati e sono stati i vigili del fuoco a domarlo. Il rogo, ritenuto di origine dolosa, non ha interessato solo la Meriva, ma anche uno scooter Scarabeo riconducibile alla stessa famiglia a cui hanno tentato di bruciare, quella notte, l’ingresso dell’abitazione. Quel veicolo era utilizzato dalla moglie del capofamiglia (ma è intestato a un amico) mentre lo scooter – intestato al capofamiglia, un 44enne - veniva usato dal figlio. Della Meriva è rimasto ben poco: è ridotta a un pacco stritolato di lamiere, è stata recuperata nei giorni scorsi dai carabinieri in un deposito e va esaminata. Un approfondimento, questo, scattato per via della concomitanza, a livello temporale, tra la scomparsa di Alessandro e l’incendio. Non si lascia nulla di inesplorato e di intentato, in questa fase delle indagini che sta interessando gli ambiti più diversi, guardando non solo alle attività e agli interessi di Alessandro ma anche alla famiglia, alle amicizie, alle frequentazioni. E mentre in caserma continuano ad essere interrogati i testimoni, è partita la fase di rielaborazione dei dati acquisiti fino a oggi dall’8 marzo, giorno in cui è stato rirovato e recuperato il corpo di Alessandro. Ucciso con due colpi di pistola.
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