Organizza sfilate mentre  è in malattia: vigile assolto 

Francavilla. Nessun raggiro da parte del dipendente con la passione per la moda Secondo il giudice, era affetto da una patologia che richiedeva «rapporti esterni» 

FRANCAVILLA. Finisce con un’assoluzione con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, una vicenda piuttosto datata che riguardava la posizione di un appartenente alla polizia municipale di Francavilla al Mare, Remo La Selva, vigile con la passione della moda, finito nei guai con l’accusa di truffa.
Un procedimento singolare, che sembrava di facile lettura: un dipendente pubblico che sta in malattia e che nello stesso periodo organizza eventi mondani come sfilate di moda. Ma, a volte, quello che sembra scontato, alla fine non lo è. I fatti che venivano contestati all’imputato erano relativi a un periodo compreso tra settembre 2011 e marzo 2013: una vicenda che va avanti da troppi anni se si pensa che la sentenza di assoluzione è di ieri e il rinvio a giudizio era dell’ottobre 2014.
Nel capo di imputazione formulato dalla procura di Chieti si parlava di truffa in quanto il vigile, malato per diversi mesi per una patologia ansiosa-depressiva, avrebbe ingannato l’ente di appartenenza e, invece di riposare a casa, sarebbe andato in giro ed avrebbe «svolto attività lavorativa per l’agenzia di moda “Fashion Agency 66” e per proprio conto organizzando e presentando eventi quali sfilate di moda, procurandosi un ingiusto profitto». Questo almeno quello che il pm fu quasi costretto a scrivere, visto che lo stesso magistrato aveva avanzato richiesta di archiviazione che il gip non accolse, imponendo di formulare una precisa accusa di truffa. Il pm era stato peraltro chiaro, affermando che non vi erano prove sufficienti per il dibattimento: «Non vi è certezza», aveva scritto al gip, «che siano stati posti in essere artifici e raggiri adducendo e certificando false patologie». Secondo il pm la patologia di La Selva non lo «obbligava a casa e anzi richiedeva proprio, come anche plausibile, rapporti esterni». Ed è quello che in maniera puntuale ha dimostrato al tribunale di Chieti l’avvocato Goffredo Tatozzi che assisteva il vigile. La fase dibattimentale, corredata da documentazione idonea e da testimonianze, ha dimostrato che la patologia di cui è afflitto l’imputato, sicuramente importante, si curava sia con un trattamento farmacologico sia con una terapia ambientale. E l’organizzazione di quelle sfilate di moda era un’attività utile in questo senso, un hobby come tanti altri. Una tesi difensiva accolta in pieno dal tribunale che ha assolto il vigile con la formula piena, in parte ripagandolo di tanti anni di sofferenza per quello che si è dimostrato essere stato un processo che si poteva evitare.
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