Padre uccide figlio a Pescara, il perito: incapace di intendere e di volere

Ecco la perizia del docente bolognese Renato Ariatti su Massimo Maravalle, il tecnico informatico che tra la notte del 17 e 18 luglio ha ucciso il figlio adottivo Maxim di 5 anni

PESCARA. "All'epoca dei fatti Massimo Maravalle versava, per infermità in condizioni di totale esclusione della capacità di intendere e di volere". Sono queste le conclusioni della perizia del docente bolognese Renato Ariatti su Massimo Maravalle, il tecnico informatico che tra la notte del 17 e 18 luglio ha ucciso il figlio adottivo Maxim di 5 anni e per cui da allora si trova in carcere. Il perito Ariatti, che in passato si è occupato anche della perizia su Annamaria Franzoni, era stato nominato dal gip Gianluca Sarandrea per valutare la capacità di intendere e di volere di Maravalle e, nella perizia, conclude: "All'epoca Maravalle versava in totale esclusione della capacità di intendere e di volere".

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Per il profesor Ariatti, Maravalle però sta migliorando e, come scrive, "pur persistendo quote attenuate di pericolosità sociale, il soggetto è in grado di partecipare in modo consapevole al giudizio". In un altro passo della perizia, il professor Ariatti scrive: "Il gesto estremo verso il piccolo Maxim diviene allora, nella mente sconvolta dell'uomo, l'unica strada per sottrarre se stesso e la sua famiglia a indicibili sofferenze". Per questi motivi, il perito sottolinea anche che "Maravalle è totalmente incapace di intedere, sulla base di una condizione delirante assoluta e al tempo stesso va considerato incapace di volere".

L'uomo, difeso dagli avvocati Alfredo Forcillo e Giuliano Milia, confessò di aver ucciso il piccolo di fronte al pm Andrea Papalia e agli uomini della Squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana e da quella notte si trova in carcere. Maravalle era affetto da disturbo psicotico atipico ed era in cura psichiatrica dal 2006. La perizia sarà discussa durante l'incindente probatorio del 25 novembre