Palazzi sulla riviera sud Le carte inviate in procura

I 5 Stelle contestano i lavori della società Pescaraporto e presentano un esposto «L’area è vincolata dal Piano anti-alluvioni, il Genio civile fermi l’intervento»

PESCARA. Il progetto della società Pescaraporto per realizzazione di uffici e negozi nell’area ex Edison, sulla Riviera sud, è di nuovo nell’occhio del ciclone. Dopo aver ricevuto il via libera dal Consiglio di Stato per la ripresa dei lavori rimasti bloccati da due anni da un ricorso, ora l’intervento è finito nel mirino del Movimento 5 Stelle. Secondo la consigliera comunale dei grillini Erika Alessandrini quell’intervento sarebbe in contrasto con il Piano stralcio per la difesa dalle alluvioni approvato dalla Regione per tutelare le zone considerate a rischio di esondazioni del fiume Pescara. Per questo l’esponente dei 5 Stelle ha richiesto una verifica del Genio civile e, nello stesso tempo, ha inviato le carte alla procura della Repubblica.

«Ancora una volta», ha detto la Alessandrini, «gli uffici del Comune hanno confermato che è tutto regolare e, quindi, Pescaraporto srl può continuare a costruire sul lungomare sud della città, a differenza di tutti gli altri cittadini della zona e delle imprese che, per fare i lavori sui loro immobili, dovranno aspettare la messa in sicurezza dell’area dal rischio di esondazione del fiume Pescara».

Eppure, il 16 dicembre scorso, il consiglio comunale aveva approvato un ordine del giorno, su proposta del Movimento 5 Stelle, per invitare il sindaco e la giunta «a verificare», ha ricordato la Alessandrini, «gli estremi per procedere, per ragioni di pubblica incolumità, alla revoca del permesso di costruire rilasciato alla Pescaraporto per realizzare tre palazzi di sette piani a pochi passi dal mare». «E ora», ha affermato, «a più di un mese e mezzo da quell’invito e dopo che la risoluzione del consiglio era rimasta chiusa in un cassetto per più di venti giorni, gli uffici comunali hanno comunicato che i lavori possono proseguire perché lo stop alle trasformazioni urbanistiche dell’area non vale per i permessi di costruire già rilasciati e in corso di esecuzione».

«In questa occasione non siamo dello stesso parere dei tecnici del Comune», ha avvertito la consigliera, «la struttura amministrativa, per elaborare la risposta all’invito del consiglio di revocare il permesso a cementificare uno dei pochi tratti del litorale pescarese rimasto libero dai palazzi, ha citato una norma del Piano difesa alluvioni del 2006 e una circolare regionale del 2011, ma si è dimenticata il riferimento più importante all’interno della delibera di giunta regionale, numero 377 del 2015, che prevede la sospensione in via cautelare, ai fini di tutela della pubblica incolumità delle attività di trasformazione urbanistica in contrasto con le vigenti norme del Piano stralcio per la difesa dalle alluvioni relative alle aree classificate P4 e P3 e, quindi, per tutto il lungomare sud e una vasta area di Porta Nuova». «Se è vero che le norme recenti e quelle specifiche hanno prevalenza sugli atti generali e più lontani nel tempo», si è chiesta la consigliera, «perché non si vuole considerare l’allarme lanciato un anno fa dalla Regione per evitare di costruire in una zona dove c’è rischio per la pubblica incolumità?». Per questo motivo, la consigliera ha scritto al Genio civile regionale per chiedere di verificare se l’attività edilizia di Pescaraporto rispetti le norme sulla sicurezza dal rischio alluvioni. «È bene che il servizio del Genio civile, che dal 2012 ha bloccato l’iter di approvazione del Piano particolareggiato 2 per la riqualificazione delle aree sul lungofiume e portuali», ha concluso la Alessandrini, «si esprima anche sulla Pescaraporto che sta costruendo, in deroga al piano urbanistico comunale, proprio in quelle stesse aree del Piano particolareggiato».

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