Palazzina a rischio crollo i proprietari devono pagare l’Imu

Viale D’Annunzio, beffa per le 34 famiglie a cui è stato ordinato lo sgombero dell’edificio pericolante La doccia fredda arriva dal Comune: a carico dei cittadini anche le spese per la demolizione

PESCARA. La legge non ha pietà nemmeno delle 34 famiglie di viale D’Annunzio 259 e 261 che stanno perdendo casa, perché il palazzo di dieci piani in cui abitano è pericolante. L’edificio è quasi completamente sgomberato e verrà al più presto demolito, ma i proprietari non sono dispensati dal pagamento dell’Imu. Dovranno pagare la tassa sulla casa fino a a quando rimarrà in piedi il palazzo. Il Comune ha già emesso l’ordinanza di sgombero da circa un mese, perché il palazzo è a rischio crollo. Sono ancora quattro, su un totale di 34, le famiglie residenti nell’edificio.

E ieri mattina alcune di queste si sono presentate in Comune per partecipare alla riunione convocata dagli assessori Fiorilli e Del Trecco. Riunione in cui è stato annunciata una soluzione abitativa per i proprietari che ancora abitano in viale D’Annunzio. La sistemazione è stata trovata, ma le brutte notizie non sono mancate. Le famiglie hanno chiesto di non pagare l’Imu per quest’anno, dato che il palazzo risulta di fatto inagibile. Ma la risposta dei tecnici dell’ente è stata negativa. La famigerata imposta sugli immobili va pagata fino all’ultimo giorno di possesso della casa, cioè fino a quando non verrà buttato giù l’edificio. E la spesa non sarà di poco conto. La tassa verrà calcolata con l’aliquota ridotta al 3,5 per mille, fino a quando la casa sarà abitata. Poi, dopo il trasferimento in un altro alloggio, scatterà l’aliquota massima, riservata alle seconde case sfitte, del 10,25 per mille. In quest’ultimo caso, tuttavia, i proprietari beneficeranno di un abbattimento del 50 per cento dell’imposta perché l’immobile risulta inagibile.

Insomma una beffa, perché i proprietari, oltre a perdere casa, dovranno pagarci sopra anche le tasse fino all’ultimo giorno di possesso di un immobile diventato inutilizzabile. Lo stabilisce la legge e il Comune non può fare eccezioni. Tra l’altro ci sono cittadini che continuano a pagare il mutuo per l’appartamento da demolire.

Non è finita qui. Le 34 famiglie dovranno accollarsi anche le ingenti spese di demolizione e di smaltimento delle macerie.

Il Comune, in compenso, ha promesso una casa a coloro che ancora abitano nel palazzo di viale D’Annunzio e non hanno altre sistemazioni. «Due famiglie, che inizialmente avevano richiesto un alloggio popolare, oggi si sono tirate indietro perché hanno trovato una sistemazione autonoma», ha fatto presente l’assessore Del Trecco, «per altre quattro individueremo con l’Ater nei prossimi giorni le relative abitazioni che saranno dislocate tra i rioni di Villa del Fuoco, Fontanelle e San Donato. Gli alloggi avranno una dimensione di 50 metri quadrati per le famiglie composte da soli due coniugi, sino a 80 metri quadrati per una famiglia con tre componenti». «Entro un mese e mezzo o due», ha assicurato la Del Trecco, «gli alloggi, che andremo a sottoporre a manutenzione straordinaria, saranno resi disponibili. Nel frattempo, abbiamo chiesto alle quattro famiglie di individuare una soluzione temporanea per non restare all’interno del palazzo, per cui non ci sono più i dovuti requisiti di sicurezza e agibilità».

«Coloro che riusciremo a sistemare in alloggi provvisori sino a un massimo di due anni», ha aggiunto l’assessore, «dovranno poi pagare un canone sociale che sarà commisurato al reddito del nucleo familiare. Comunque, parliamo di affitti che vanno da un minimo di 12,80 a un massimo di 100 euro al mese».

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