Pallettoni e diffidenza, così morì Biagio 

A imbracciare il fucile un operaio Anas. Nel 2014 il caso divise Pettorano. Con molto scalpore

SULMONA. Quattro pallettoni «sparati per salvare la mia famiglia», disse l’operaio Anas, reo confesso, con la passione della caccia. E l’orso ferito si trascinò per alcune ore tra le campagne di Pettorano fino a morire pancia in su, al lato di un piccolo torrente al margine della pista ciclabile realizzata da poco dal Comune. E’ la storia di Biagio, l’orso ucciso nel settembre del settembre del 2014, tra Pettorano e Sulmona, in località Ponte d’Arce.
Una storia che fece scalpore per le modalità in cui venne ammazzato l’animale, con pallettoni che di solito i cacciatori usano nella caccia al cinghiale, e per l’uccisione di un esemplare di razza protetta, tra le specie ursine più rare al mondo. Una storia che spaccò il paese tra favorevoli e contrari, tra quelli che volevano che gli orsi restassero all’interno della Riserva del Genzana e quelli che volevano allontanarli e riportarli nell’habitat storico del Parco nazionale d’Abruzzo. Una disputa che non è stata ancora risolta e che si trascina ormai da tre anni. Subito dopo l’uccisione dell’orso si formò un comitato, “Dalla parte dell’orso” che ancora oggi lavora attivamente per garantire l’incolumità sia dei plantigradi che degli animali domestici, (galline, polli, papere), bersaglio principale dell'orso. Ma non mancarono neppure i cittadini che chiedevano l’immediato allontanamento dell’orso dal circondario. «Tutti noi, residenti delle frazioni di Pettorano sul Gizio, prendiamo le distanze da chi ha sparato all’orso», dichiarò subito dopo il fatto il portavoce del comitato, Domenico Ventresca, «ma nello stesso tempo chiediamo che sia tutelata la nostra dignità di cittadini di poter vivere liberamente e tranquillamente nelle proprie abitazioni così come abbiamo sempre fatto. Ribadiamo che la priorità è attivare tutte le misure necessarie affinché gli orsi non girino liberamente nelle frazioni e nel paese». Tre anni fa le misure per contenere e fronteggiare la contemporanea presenza nella zona tra Pettorano e Sulmona di tre orsi “confidenti” erano davvero scarse. Oggi, anche grazie ai volontari di “Dalla parte dell’orso” e del Parco nazionale della Maiella la situazione è nettamente migliorata con l’istallazione delle reti elettrificate a protezione di stalle e pollai. E grazie alla legge regionale 15/2016 conosciuta meglio come legge Berardinetti, che ha come obiettivo quello di ridurre i conflitti tra chi esercita le attività agricole e zootecniche non professionali e la presenza dell'orso.