Pescara, ai licenziati per assenteismo arriva il conto: devono risarcire 41mila euro 

È la richiesta della Procura alla Corte dei Conti per il danno d’immagine provocato dai quattro dipendenti della Asl mandati via nel 2013

PESCARA. Cinque anni dopo il licenziamento per assenteismo e falsa attestazione della presenza in servizio, ai quattro dipendenti della Asl di Pescara mandati via dall’azienda arriva il conto della Corte dei Conti che ebbe notizia della vicenda tra settembre e novembre del 2013 quando i giornali locali la raccontarono.
In realtà per ora si tratta della richiesta della Procura regionale presso la Corte dei Conti, che ha ipotizzato il danno erariale causato dai quattro impiegati della Asl con la loro condotta, e sarà adesso la stessa Corte dei Conti a definirlo dopo l’udienza di discussione attesa presumibilmente a primavera.
In totale, il danno erariale ipotizzato è pari a 41.054,28 euro di cui 40mila suddivisi tra i quattro, in altrettanti somme da diecimila euro ciascuna, e solo per il danno causato all’immagine e al prestigio dell’amministrazione. Tenendo conto, scrive il vice procuratore generale Roberto Leoni, «della rilevanza del servizio prestato dai dipendenti di un’amministrazione preposta alla tutela della salute dei cittadini e della collocazione funzionale degli interessati stessi nell’ambito dell’organizzazione aziendale», «della reiterazione di comportamenti socialmente riprovevoli e penalmente rilevanti posti in essere in assenza di qualsiasi giustificazione», e infine, dell’eco mediatica avuta dalla vicenda sulla carta stampata e sui siti web. Variabili, invece, sono le cifre da restituire relative alla retribuzione percepita dai quattro e non dovuta, in base alle reali ore di lavoro svolte. La Procura della Corte dei conti le ha calcolate in base al numero delle assenze non giustificate e al tempo complessivo in cui gli interessati, pur avendo timbrato il cartellino, non erano fisicamente al lavoro. Somme che vanno dai 200 agli 800 euro e che vanno sommate ai diecimila euro già calcolati per ognuno dei quattro impiegati.
Tra i vari casi ci sono anche la «falsa attestazione della presenza in servizio mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente» e per cui «il licenziamento è senza preavviso» e «l’assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni». Quando uscì la notizia dei primi licenziamenti nel 2013, alla domanda “Perché questo cambiamento nella pubblica amministrazione?”, il direttore del dipartimento delle Risorse umane Vero Michitelli rispose così: «Perché la normativa è diventata più rigorosa e rigida. Si tratta di applicare le legge». «I licenziamenti sono atti dovuti nei riguardi di chi sottrae risorse alla collettività» commentò invece l’allora direttore generale della Asl Claudio D’Amario.(cr.pe.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .