Pescara, case sul mare: D'Alfonso ancora indagato

Abuso e falso i reati contestati dalla procura al governatore per la vicenda Pescaraporto. Sotto la lente dei magistrati una decisione cambiata nel giro di un mese dal Genio civile che prima nega e poi autorizza le costruzione dei palazzi all'ex Edison

PESCARA. Una decisione del Genio civile cambiata radicalmente nel giro di un mese. C’e questo al centro di un’inchiesta con 5 indagati per l’affare Pescaraporto, i palazzi in costruzione sull’area ex Edison lungo la riviera di Porta Nuova a Pescara. E tra gli indagati c’è anche il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso insieme ad altri 4 personaggi eccellenti. Sono tutti accusati di abuso d’ufficio e falso. Il presidente è stato interrogato l’11 aprile scorso dalla pm Anna Rita Mantini nel suo ufficio al quarto piano della procura e ha risposto alle domande. Con D’Alfonso sono indagati anche l’avvocato Giuliano Milia, difensore del governatore durante il processo per le presunte tangenti al Comune di Pescara finito con l’assoluzione di D’Alfonso, il dirigente del Comune Guido Dezio (ex braccio destro di D’Alfonso), l’ex consigliere regionale Pd Claudio Ruffini (ex segretario particolare di D’Alfonso), e Vittorio Di Biase, dirigente del Genio civile.

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Sotto accusa c’è una “strambata” del Genio civile che prima aveva detto no all’intervento edilizio della società dell’avvocato Milia e dell’imprenditore teatino Franco Mammarella (non indagato) a causa del rischio esondazione del fiume e poi ha cambiato idea. Un mutamento avvenuto nel giro di un mese, tra il 18 febbraio e il 15 marzo 2016. È proprio in questo periodo che gli investigatori della squadra mobile di Pescara, guidati da Pierfrancesco Muriana, avrebbero ascoltato alcune conversazioni tra gli indagati sul complesso edilizio. Queste intercettazioni, registrate nell’inchiesta sugli appalti della Regione della procura dell’Aquila, sono state trasmesse a Pescara e, insieme a una denuncia della consigliera comunale del M5S Erika Alessandrini, hanno dato il via agli approfondimenti. Clicca qui per vedere la conferenza stampa di D'Alfonso in diretta fb.

I documenti amministrativi, alla base di una contesa politica tra i grillini e l’amministrazione comunale Pd, dicono che il 17 febbraio 2016 il dirigente del Genio civile, Di Biase, aveva denunciato una «situazione di potenziale pericolo» per le costruzioni della Pescaraporto e invitato il Comune e l’Autorità di bacino a «verificare la regolarità e la compatibilità idraulica delle attività»; il successivo 15 marzo, lo stesso Genio civile ha «preso atto degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti». L’indagine ruota intorno a questi «accertamenti» che, secondo l’accusa, potrebbero non essere stati eseguiti.

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I lavori sulla riviera sud, accanto all’ex Cofa, erano partiti l’8 ottobre 2012 per costruire un albergo ma poi sono stati fermati da un’ordinanza di sospensione del Tar di Pescara. Il cantiere è ripartito solo nel giugno 2015 dopo il via libera del Consiglio di Stato ma, nel frattempo, a maggio, la Regione aveva modificato le norme del Piano stralcio di difesa alluvioni (Psda) e aveva incluso parzialmente anche quell’area in una zona di «pericolosità idraulica elevata» dettando limiti alle costruzioni. Per il Comune, però, quei lavori potevano andare avanti lo stesso perché iniziati grazie a un permesso del 5 ottobre 2012 precedente alla modifica del Psda. Ma nella nota di Di Biase, del 17 febbraio 2016, il Genio civile parla ancora di «valutazioni negative». E non è la prima volta visto che già nel 2014 il Genio civile aveva espresso «parere non favorevole» sul Piano particolareggiato (Pp2) per possibili pericoli di esondazione. «Nel tratto terminale del fiume», recita la presa di posizione del 2014, «sono stati eseguiti, nelle esistenti strutture arginali, alcuni varchi e interruzioni che possono provocare, in occasione di eventi di piena eccezionali, l’esondazione delle acque fluviali e fenomeni di allagamento delle aree urbane adiacenti alle sponde fluviali attualmente non contemplate dal vigente Psda». E nel 2016, per il Genio civile, la situazione non era cambiata: «Proprio tale situazione di potenziale pericolo e il recente avvio delle attività di costruzione da parte della Pescaraporto srl, all’interno del Pp2, hanno indotto lo scrivente servizio a richiedere al Comune di Pescara e all’Autorità di bacino di verificare la regolarità e la compatibilità idraulica delle suddette attività nonché di accertare la completezza e la validità delle procedure di titoli autorizzativi rilasciati anche in ordine alle effettive condizioni di rischio idraulico dai prioritari requisiti di cautela di tutela della pubblica e privata incolumità». Di Biase però sottolineava che tale richiesta risultava «ancora oggi senza esito».

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A distanza di un mese ecco il cambiamento quando lo stesso Genio civile, su una nota al Comune, scrive di «prendere atto degli specifici accertamenti condotti alle autorità competenti in materia finalizzati a verificare la regolarità delle attività edilizie segnalate delle relative procedure autorizzative, soprattutto in ordine alle effettive condizioni di rischio idraulico e ai requisiti di tutela della pubblica e privata incolumità». In procura D’Alfonso è stato ascoltato sulla Pescaraporto ma il presidente, in una dichiarazione di ieri, ha parlato dell’ex Cofa, un’area diversa e di proprietà pubblica: «Per quello che ho fatto all’ex Cofa», ha detto, «mi aspetto la cittadinanza onoraria. Tanto quanto è vera la notizia data allo stesso modo ne sarà vera subito un’altra: la posizione assolutamente meritoria della Regione che ha demolito un manufatto abbandonato e nei decenni divenuto ricovero per senzatetto oltre che oggetto d’emergenza ambientale. Per questo attendo con insuperabile tranquillità l’evolversi della vicenda che giudico documentalmente improbabile».

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