Pescara: caso Jennifer in tv: «No sconti a chi uccide» 

A “Domenica In” la madre e il fratello della ragazza uccisa dall’ex chiedono di firmare la petizione

PESCARA. «Jennifer era il nostro ciclone, una forza della natura, sempre superdisponibile con tutti, aveva una grande voglia di vivere». Piangono, si emozionano e fanno commuovere tutta l’Italia, Jonathan Sterlecchini e Fabiola Bacci, ospiti ieri pomeriggio a Domenica In, la trasmissione di Raiuno condotta da Mara Venier.
Durante i venti minuti di intervista è stato rilanciato l’appello a firmare la petizione (35mila firme, ne servono 50mila, pagina facebook “Insieme per Jennifer”) per bloccare gli sconti di pena a chi commette delitti efferati. Ed è stata ricordata tra videoclip e immagini, la breve vita di Jennifer Sterlecchini, 26 anni, uccisa due anni fa con 17 coltellate dall’ex fidanzato Davide Troilo, condannato a 30 anni di carcere.
«Jennifer era una ragazza bellissima», ha introdotto la Venier, che ha letto l’ultimo messaggio della ragazza postato sui social poche ore prima di essere massacrata a coltellate. Riguardava la violenza sulle donne commessa da «non uomini». Ha raccontato, la madre Fabiola, di «non aver avuto alcun presentimento» quel 2 dicembre 2016. Ha ripercorso con animo lacerato i suoi ultimi attimi di vita «quando lei urlava “Mamma, mi sta ammazzando”». Venier le chiede di lui, ma «di lui non parlo volentieri, è in carcere, è vivo e so che si è anche fidanzato. Mia figlia invece è laggiù e non tornerà più. Ci fu una rottura tra me e lei quando decise di voler andare a convivere con lui (non lo chiama mai per nome) che mi scriveva: “Non ti preoccupare, tua figlia la faccio stare bene, mi prenderò cura di lei”». Venier ha letto un altro post, questa volta di Jonathan, in cui si ricorda il dolore per la perdita del padre, suicidatosi un anno e mezzo prima e poi la morte della sorella: «Una mattina ti alzi e i carabinieri ti dicono: “Vieni con noi, è successo qualcosa a tuo padre”. Non ho mai saputo perché lo ha fatto. Poi ti alzi un’altra mattina e sono di nuovo i carabinieri: “Vieni, è successo qualcosa a tua sorella”». Un padre suicida e una sorella barbaramente uccisa. Jonathan: «Ci chiedono come facciamo ad andare avanti, mi viene rabbia quando sento di gente che si lamenta per futili motivi. A loro dico: rispettate la vita perché voi potete viverla». (c.co)