Pescara, griffe false: bloccato un milione di pezzi 

Il bilancio della Finanza del biennio 2016-2017. A Pescara non si produce ma si assembla e la qualità è sempre migliore

PESCARA. È un mercato vivo, molto attivo. E in questa zona è affidato ai senegalesi, che però non si occupano della realizzazione vera e propria dei prodotti taroccati ma solo dell’assemblaggio finale e poi dello smercio. È questa la fotografia della “contraffazione made in Pescara” scattata dalla Guardia di finanza che negli ultimi due anni, il 2016 e il 2017, ha sequestrato un milione di articoli di vario genere nel corso di circa 200 operazioni.
In questi giorni l’argomento è in primo piano perché le Fiamme gialle, coordinate a livello provinciale da Vincenzo Grisorio, ha approfondito i temi della contraffazione di marchi e brevetti industriali con i rappresentanti degli uffici anticontraffazione di famosi brand, italiani e internazionali. Un appuntamento formativo e informativo, utile allo scambio di informazioni per rendere efficace l’attività della Finanza e promuovere l’adozione di accorgimenti da parte delle aziende produttrici.
Un aggiornamento indispensabile, fa notare il comandante del Nucleo di polizia tributaria Michele Iadarola, visto che il mercato della contraffazione è in continua evoluzione. E le nuove tecnologie, con la rete internet, rendono sempre più semplice la realizzazione di capi contraffatti di buona qualità e più difficile il riconoscimento da parte delle Fiamme gialle (che a Pescara hanno destinato un pool proprio al controllo di questo settore).
Negli anni, partendo dai sequestri di materiale in strada o in appartamento, la Finanza ha ricostruito la filiera del falso che parte dai semplici ambulanti e arriva fino ai fornitori di materiali che si trovano in altre regioni, dalle Marche alla Campania. Ed è stato appurato che il livello si alza sempre di più perché i materiali utilizzati, che prima erano scadenti e consentivano una identificazione pressoché immediata del taroccato, ora sono decisamente migliori. E, di pari passo con la qualità, lievita anche il prezzo finale del prodotto. Per i finanzieri l’opera di identificazione dei falsi diventa più complicata per cui si lavora continuamente per affinare le tecniche investigative. E le aziende usano accorgimenti nuovi, più evoluti, per complicare la vita a chi copia illegalmente.
Pescara non si colloca tra i territori dove vengono fabbricati prodotti contraffatti. Qui ci si limita a perfezionare la merce: dopo aver acquistato da una parte il materiale e dall’altra le griffe false, l’unica operazione realizzata in questa zona è l’apposizione di etichette fasulle, cioè un semplice assemblaggio. E questo avviene in sgabuzzini, garage, appartamenti, concentrati tra Pescara e Montesilvano. Il settore è controllato dai senegalesi, che gestiscono tutto. E fino ad ora non sono mai emersi profili di responsabilità a carico di pescaresi.
Tra quel milione di pezzi sequestrati (e poi donati in beneficenza) ci sono per lo più capi di abbigliamento (compresi costumi di Carnevale il cui marchio è stato contraffatto), scarpe e borse, che poi sono i più richiesti dagli acquirenti. E il picco dei sequestri avviene nel periodo estivo, durante la stagione balneare, quando crescono gli acquisti e gli affari aumentano.
Per chi volesse saperne di più, esiste un sito internet (https://siac.gdf.it), il Sistema informativo Anticontraffazione, che riporta l’azione di contrasto al mercato del falso, con indicazioni e consigli pratici per evitare di comprare prodotti con griffe fasulle o pericolosi.
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