Pescara, i tre ladri di “Stroili oro” traditi dal complice nervoso

Gli arrestati sorpresi dai carabinieri con un bottino di gioielli per 30mila euro

PESCARA. Potrebbero aver messo a segno altri furti, i tre componenti della “banda del buco” che nella notte tra martedì e mercoledì hanno assaltato la gioielleria “Stroili oro” di via Nicola Fabrizi e sono stati beccati con le mani nel sacco dai carabinieri, che li hanno arrestati. I tre non hanno avuto scampo: gli uomini dell’Arma li hanno trovati mentre infilavano in tasca i gioielli appena rubati e per loro, tutti romani in trasferta per “lavoro”, si sono aperte le porte del carcere di Pescara. Sono Alessandro Tagliacozzo, 50 anni, Antonio Landi, 51 anni e Massimo Oliva, 56 anni, che in passato hanno avuto problemi con la giustizia per furti, rapine, ricettazione e spaccio di droga.

I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile, agli ordini del tenente Antonio Di Dalmazi stavano effettuando un servizio di controllo del territorio in borghese quando hanno notato un uomo in strada vestito di nero, con uno zuccotto nero in testa, che passeggiava spostandosi avanti e indietro e parlava al telefono a voce bassa. Era Oliva e non è passato inosservato perché è più volte entrato e uscito da un’auto, una Ford Focus parcheggiata in zona.

Gli uomini dell’Arma non lo hanno perso di vista, temendo che potesse trattarsi di un ladro che stava assolvendo alle funzioni di “palo” per tenere sotto controllo la situazione. Quindi si sono avvicinati con discrezione, passando vicino al bar a fianco alla gioielleria, chiuso da un po’ per lavori (l’ex “Dapper”) e hanno sentito dei rumori inconfondibili, tipici di attrezzi di carpenteria, come se stessero abbattendo un muro. A quel punto hanno chiesto rinforzi e, una volta arrivate due pattuglie, hanno circondato l’area.

Come prima cosa i carabinieri hanno bloccato Oliva, allontanandolo dalla zona per evitare che lanciasse segnali ai complici. Poi hanno fatto irruzione nel bar e trovato i due complici che avevano già effettuato un buco nel muro divisorio tra il locale e la gioielleria e stavano rubando oggetti preziosi. La tecnica utilizzata è particolare, fanno notare gli investigatori: i ladri, infatti, si sono limitati ad effettuare un foto nella parete di 30 centimetri per 30 in corrispondenza di uno degli scaffali espositori di preziosi attaccato al muro che è stato a sua volta bucato nella parte posteriore. Attraverso quel foro hanno infilato il braccio nella vetrina e rubato anelli, orecchini e collane. All’arrivo dei carabinieri, hanno potuto solo tentare la fuga ma è stato inutile perché sono stati fermati con il bottino in mano.

Nel bar, dove i ladri sono entrati passando per una porta secondaria, è stata trovata la cassetta da lavoro con martelli, scalpelli, trapani e altri arnesi utili a forare muro e vetrina della gioielleria, oltre ad una scala. Il fatto che il buco sia stato realizzato proprio all’altezza della teca con oggetti di un certo valore fa ritenere che almeno uno dei tre ladri abbia effettuato o più sopralluoghi all’interno di “Stroili oro” per progettare il colpo e organizzarlo alla perfezione: sarebbe stato sufficiente creare il foro in un punto poco distante per sbagliare vetrina. I ladri, poi, sapevano benissimo che entrando nella gioielleria si sarebbe attivato l’allarme volumetrico per cui si sono limitati e penetrare in quegli spazi solo con il braccio, unicamente nella vetrina. La tecnica usata potrebbe essere stata già utilizzata per colpi dello stesso tipo in altre regioni dell’Italia centrale. Per questo i carabinieri di Pescara hanno diffuso ai colleghi le immagini scattate in occasione del furto da “Stroili oro”.

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