Pescara, il padre del bimbo soffocato conferma dal gip: "Sono stato io"

Richiesto l'incidente probatorio per Massimo Maravalle, accusato dell'omicidio del piccolo Maxim, il figlio adottivo

PESCARA. È durato poco più di 45 minuti l'interrogatorio di Massimo Maravalle, pescarese di 47 anni accusato dell'omicidio del figlio adottivo Maxim (5 anni): l'uomo ha detto di avere soffocato il piccolo nella notte di venerdì scorso, non con il cuscino - come sostenuto inizialmente - ma con entrambe le mani, una posta sul naso, l'altra sulla bocca. Oltre al Gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, nel carcere S. Donato era presente anche il pm che coordina l'inchiesta, Andrea Papalia, e lo psichiatra del Centro di Salute Mentale della Asl di Pescara. Il perito informatico è difeso dall'avvocato Alfredo Forcillo, che ha richiesto un incidente probatorio per accertare se al momento del fatto Maravalle fosse in grado di intendere e volere.

«Il mio assistito - spiega Forcillo - ha confermato quello che si sapeva già e ha di nuovo confessato di aver ucciso lui il figlio forse per un delirio riconducibile alla sua malattia che era ben controllata fino a quando ha preso i farmaci; medicinali che poi ha smesso di prendere autonomamente e senza dire niente a nessuno perchè questi farmaci lo indebolivano e lo facevano star male e una volta che ha smesso di prenderli, non ha saputo gestire più evidentemente questi pensieri deliranti che gli facevano ritenere che ci fossero complotti che potevano provocare al figlio torture e cose di questo genere».

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Il gip ha convalidato l'arresto dell'uomo, che resta in carcere, e ha fissato al prossimo 24 luglio il conferimento dell'incarico per l'incidente probatorio. L'avvocato Forcillo ha poi aggiunto che il ricordo del suo assistito «è lucido fino ad un certo punto: non ricorda bene con precisione quello che è accaduto». Intanto il Tribunale dei Minori dell'Aquila ha inviato tutti gli atti relativi all'adozione del bambino al pm Andrea Papalia. «L'adozione - ha aggiunto il legale di Maravalle - mi risulta regolare. Il mio assistito non ha pianto, ma è apparso profondamente turbato e addolorato. Si è reso conto di quello che ha fatto. Lo ha detto, ma questi sono meccanismi mentali che francamente io non sono in grado, come nessuno di noi forse, di spiegare, ma che potranno essere spiegati da professionisti che entreranno in campo e ci potranno chiarire quali meccanismi mentali intervengono in questo genere di patologie». «Tutti abbiamo l'intenzione di capire quello che è stato fino in fondo - ha concluso - perchè è successo e se ci sono delle responsabilità penali da poter attribuire perchè il codice prevede anche delle situazioni di incompatibilità con il processo stesso e la capacità di gestire situazioni. Maravalle era un genitore affettuosissimo rispetto a questo bambino. Mi dite che anche la Russia ha aperto una inchiesta? Ha fatto bene. Tutti hanno diritto di sapere come sono andate le cose, anche noi».

L'ESPERTO ASL.  «È presto per dire e capire quello che verrà fatto. Si tratta di un paziente che vive un grandissimo dramma come è facilmente intuibile. Per cui aspetteremo. C'è una procedura che sicuramente è stata rispettata». A sostenerlo è lo psichiatra del Centro di Salute Mentale della Asl di Pescara, Sabatino Trotta, che ha partecipato e assistito nel carcere di Pescara all'interrogatorio di Massimo Maravalle, accusato dell'omicidio del figlio adottivo Maxim di cinque anni. «Per me - ha aggiunto - oggi l'importante è rispettare un dramma e un dolore che ha colpito una mamma, un papà e un bambino. È difficile dire oggi. Parlare a posteriori è molto semplice. Cosa si sia verificato nella mente di una persona è difficile dirlo. L'attenzione è stata sicuramente posta. Probabilmente il tentativo elusivo è stato messo in pratica in primis da chi è portatore, e non credo da un medico o un assistente sociale. In primis nega chi ne è portatore o chi è vicino a lui».
 

 

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