Pescara, il primo buco a sessant'anniAl Sert si presentano i nonni eroinomani

Nonni e nipotini accomunati dal dramma del consumo di stupefacenti. Gli sconvolgenti dati del Sert di Pescara: da qualche hanno ci sono gli anziani tra i nuovi insospettabili tossicodipendenti. "Ho pazienti di 70 anni che si iniettano l'eroina", conferma il responsabile del servizio

PESCARA. Il primo buco se lo sono fatti a sessant'anni, a volte anche dopo. Sono gli anziani, i nuovi insospettabili tossicodipendenti. Persone che con le droghe non avevano mai avuto a che fare e cominciano a iniettarsi l'eroina in età da pensione. Per poi finire al Sert con quelli che potrebbero essere i loro nipoti. Così si scopre che la forbice di chi si droga è sempre più ampia. Da un lato l'età per cominciare si abbassa. Ma dall'altro, incredibilmente, si alza.

A dire che la droga in città è anche un problema da anziani è il responsabile del Sert di Pescara, Pietro D'Egidio, che il fenomeno lo vive in prima persona con i suoi pazienti. «Qui da noi arriva gente che ha iniziato a bucarsi per la prima volta in età adulta, a sessant'anni e anche dopo. Ho persino dei pazienti che hanno settant'anni. E l'eroina non la fumano, come si usa adesso tra i giovani, ma la iniettano».

Il dato sui nonni eroinomani riesce a sconvolgere persino D'Egidio, che pure di tossicodipententi si occupa da tempo. «Che l'età media di chi comincia a usare le droghe stia scendendo ogni anno di più ormai è un dato di fatto», spiega, «ma che ci sia gente che inizia in età adulta, anzi anziana, è una cosa che mi impressiona ancora di più».

Anche perchè la droga tra gli anziani è cosa nuova: il numero dei nonni tossicodipendenti che si rivolgono al Sert ha cominciato a crescere non più tardi di qualche anno fa. «Il problema è che questo fenomeno ha anche delle ricadute tremende sui più piccoli. Abbiamo visto che quando un bambino che ha meno di dieci anni vive con un tossicodipendente in famiglia ha un alto tasso di vulnerabilità, cioè rischia di diventarlo anche lui da grande. Una probabilità che aumenta se a drogarsi non è il fratello ma una figura che lui dovrebbe vedere come educativa, ad esempio il padre o la madre. Stiamo monitorando tante situazioni di questo genere con le nostre educatrici e le assistenti sociali, e anche grazie all'aiuto dei medici di famiglia, che fanno un lavoro straordinario. Ma la preoccupazione per questi bambini resta. Perchè vivono in un mondo drogato».

Un discorso simile sui modelli vale anche per gli adolescenti: «Tutti cominciano con l'alcol», spiega D'Egidio, «che è la prima droga. E anche lì, studiando un gruppo di ragazzi di seconda media, abbiamo scoperto che quelli che cercano di ubriacarsi sono quelli che vivono con padri che abitualmente bevono fuori dai pasti».

Ma al di là delle età e dei rischi per i più piccoli, nel mondo delle tossicodipendenze c'è un altro cambiamento che è ormai compiuto: ormai tutti prendono tutte le droghe. A volte anche insieme. «Ci sono appena arrivati dei moduli del Ministero che ci chiedono di indicare la droga primaria per ogni paziente. Ma quella categoria è obsoleta da più di dieci anni. Prima», spiega D'Egidio, «chi usava l'eroina, che è un sedativo, mai avrebbe usato anche la cocaina che ha l'effetto opposto essendo un eccitante. Ora invece tutti usano prima l'una e poi l'altra. È il modo, tutto contemporaneo, di godere solo degli eccessi. Ma questo rende la malattia più grave. E la cura più difficile».

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