Pescara, investì e uccise un pensionato in bici: il giudice le revoca la patente

Donna di 67 anni patteggia la pena (sospesa) di 16 mesi e non potrà guidare l'auto. Un anno fa in via Tirino l'incidente che costò la vita a Paolo Mucci

Revoca della patente e condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, per l’automobilista di 67 anni, M.D., che il 30 novembre del 2016 alla guida di una Panda investì il pensionato Paolo Mucci in sella alla sua bicicletta. L’uomo, 81 anni, morì due mesi dopo all’ospedale di Atri, dove era stato trasferito dall’ospedale di Pescara in seguito a un apparente miglioramento delle gravissime condizioni iniziali. A distanza di un anno da quel drammatico incidente in via Tirino, ieri pomeriggio il gup Nicola Colantonio ha accolto la richiesta di patteggiamento dell’automobilista. Secondo quanto ricostruito dalla polizia municipale che fece i rilievi, l’incidente avvenne pochi minuti prima delle 15,30 lungo via Tirino, di fianco a un furgone che in quel momento sostava sul marciapiede. L’automobilista, come riferito da lei stessa ai vigili urbani, nell’accorgersi del furgone fermo sul marciapiede deviò leggermente verso il centro della carreggiata senza però vedere, a causa del sole, l’uomo che pedalava poco distante in bicicletta. Passando di fianco al furgone, la 67enne lo colpì da dietro sbalzandolo violentemente a terra. Le sue condizioni apparvero subito molto critiche. Il pensionato, che abitava a due passi dal luogo dell’incidente, fu soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale di Pescara, dove rimase ricoverato per alcuni giorni in terapia intensiva. Successivamente le sue condizioni sembravano essere migliorate, tanto che Mucci fu trasferito per la riabilitazione all’ospedale di Popoli e, in seguito, al centro Sant’Agnese di Pineto. Ma a distanza di poco più di due mesi le sue condizioni si erano poi improvvisamente aggravate, con il conseguente trasferimento al San Liberatore di Atri, dove nell’arco di pochi giorni, lo scorso febbraio, si è spento. Per stabilire se il decesso fosse effettivamente dovuto ai gravi traumi riportati nell’incidente, o ad altre cause ad esso non imputabili, il pubblico ministero Paolo Pompa affidò al medico legale Giuseppe Sciarra la perizia in cui fu accertato che «la causa della morte è da considerarsi correlata alle lesioni riportare nell’incidente, che hanno comportato un grave deficit neurologico». «Restano il dolore e il grande vuoto per una perdita che si sarebbe potuta evitare», sottolinea Gianni Di Marcoberardino di Giesse, il gruppo specializzato nella tutela dei danneggiati e che ha incaricato il legale fiduciario Enzo Di Lodovico di seguire la famiglia della vittima nel procedimento penale.

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