Pescara, la Cassazione annulla la condanna di Pace

Si chiude il processo sanità per l’ex governatore e per il genero Vincenzo Trozzi. I giudici: non fu tangente, ma finanziamento illecito ai partiti, reato prescritto

PESCARA. Da imputato per concussione a prescritto per finanziamento illecito ai partiti. E’ uno stravolgimento dell’impianto accusatorio originario, dal reato più grave per un pubblico ufficiale a una smagliatura nelle leggi dei finanziamenti, la sentenza della Cassazione che ieri ha chiuso per sempre, perché senza rinvio, il processo sanità di Giovanni Pace: l’ex presidente della Regione di centrodestra finito nell’inchiesta bipartisan che il 14 luglio 2008 marchiò l’Abruzzo con l’arresto di Ottaviano Del Turco coinvolgendo Pace per la richiesta indiretta di una presunta tangente da 100 mila euro.

Per i giudici della Corte Suprema non fu tangente, concussione _ il reato da cui Pace era stato assolto in primo grado e condannato a 2 anni in Appello per appropriazione indebita _ ma un finanziamento illecito ai partiti, ormai prescritto. Stesso destino per l’ex vicepresidente della Fira e genero di Pace, Vincenzo Trozzi, che ha terminato la corsa alla stessa maniera del genero Pace.

«Non dirò mai che mi sono stati rubati sei anni», dice Pace al telefono, dalla sua casa di Chieti, «perché ho continuato a lavorare e avevo la serenità di chi non aveva fatto nulla. Dovevo solo aspettare che questo giorno arrivasse e finalmente è arrivato. Detto da cittadino, l’unica amarezza è nel constatare i tempi della giustizia», dice Pace mentre il suo avvocato Massimo Cirulli che ha assistito l'ex governatore dall’inizio del processo, chiedendo per i suoi due assistiti il rito abbreviato, ricorda quell'appunto manoscritto dell'ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli: «E’ tutto assurdo, si tratta di finanziamenti illeciti ai partiti».

Il reato che la Cassazione ha riconosciuto è prescritto da tempo ma si discosta di molto da quello che, otto anni fa, fece scivolare Pace e Trozzi nella più grande inchiesta per tangenti abruzzesi.

Era stata concussione, per l’accusa, che nel capo d’imputazione riportava la frase in cui sarebbe stata presente la richiesta “estorsiva”, la costrizione che è alla base del reato della concussione. «Masciarelli, dopo aver contattato Angelini, gli riferiva che il presidente Pace “voleva 200 mila euro perché se vincono”...». La somma di 100mila euro, proseguiva l’originaria accusa, sarebbe stata poi ricevuta da Trozzi nella sede della Fira.

Questo era quello che nel 2008 i pm del processo sanità scrissero tirando in ballo l’ex governatore di centrodestra e l’ex presidente della Fira, un’accusa che ieri la Cassazione non ha riconosciuto ma ha ridimensionato a un finanziamento illecito ai partiti, reato prescritto, come a dire che in questi anni è stato celebrato un processo su un’accusa molto diversa.

«Tornerò a scrivere», dice Pace che, come racconta, ha affrontato questi anni «con lo stato d’animo di chi sapeva di non aver commesso nulla. Certo, sono rimasto ai margini, mi sono fatto da parte, non ho più frequentato gli ambienti della politica ma ho continuato a fare il mio lavoro. Il mio desiderio», conclude l’ex presidente che proprio il 18 novembre ha compiuto 81 anni, «era che questo giorno arrivasse e l’attesa, purtroppo, è stata lunga».

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