la storia

Pescara, nonna Edvige: un racconto lungo 106 anni

La signora Marinucci vive ai Colli ed è la donna più anziana della città: «La mia è una stirpe di centenari. Che bello il mare, ma ora non ho più le forze»

di Ylenia Gifuni

PESCARA

Ha gli occhi vispi e la parlantina sciolta nonostante i suoi 106 anni portati con orgoglio e con un pizzico di stanchezza. Edvige Marinucci è la donna più anziana di Pescara. Oggi trascorre le giornate con serenità nel suo appartamento immerso nel verde in via Passo Godi, ai Colli, in compagnia dell’unico figlio di 70 anni e di sua moglie. L’ultima volta che l’hanno convinta a fare un giro in macchina, una manciata di anni fa, è tornata con una convinzione: «Questa città non fa più per me», ha annunciato con tono perentorio, «è diventata troppo rumorosa e trafficata».

Da allora ha smesso di uscire di casa, ma ha continuato a vigilare sulla famiglia come una sentinella, attenta e premurosa, portandosi dietro un bagaglio di ricordi che va ad abbracciare tutto il Novecento: dalla grande guerra ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, passando per il ventennio mussoliniano e gli anni frenetici della ricostruzione post bellica e del boom commerciale pescarese. Tanti le chiedono il segreto di una vita così longeva e della sua buona salute. L’unico neo di Edvige, che a 106 anni cammina ancora sulle sue gambe e mangia senza bisogno di aiuto, è un leggero disturbo all’udito causato dalla cervicale. «Dipende tutto dalla famiglia», dice con la voce ferma spalancando gli occhi nocciola, «appartengo a una stirpe di centenari: i miei nonni sono morti tutti dopo i 100 anni, con i denti in bocca e i capelli in testa. Sono la prima di sei figli. Purtroppo sono andati via tutti, c’è rimasta soltanto mia sorella Liliana che ha 86 anni e abita a Torino».

Nata a Bussi il 20 dicembre del 1908, Edvige Marinucci fa parte della schiera delle nonne d’Abruzzo ed è la “ragazza del secolo”, come è stata ribattezzata dal sindaco Marco Alessandrini durante una sua visita, più longeva del capoluogo adriatico. Complessivamente i centenari in città sono 69, di cui 33 donne ultracentenarie su 42 concittadini. La ricetta dell’elisir di lunga vita è un mix tra patrimonio genetico e stile di vita sano ed equilibrato.

«Mangio poco di tutto perché la digestione si è fatta lunga, l’unica cosa che non mi piace è il riso», ammette Edvige che nei suoi 106 anni si è sempre occupata di portare avanti la casa e la famiglia. «Da ragazza sono dovuta andare via dai miei genitori per accudire i miei nonni durante la guerra», racconta portando la mente indietro nel tempo, «i miei fratelli sono stati mandati al fronte e il resto della mia famiglia è stata fatta sfollare in campagna. Da Francavilla siamo stati a Colledara, a Teramo. Ricordo che una volta sono passati i tedeschi in divisa sui camion e quando hanno visto mia nonna anziana hanno cominciato a gridare “Nonna, nonna”. Avevamo paura, ma c’era San Gabriele che ci proteggeva».

Dopo la firma dell’armistizio, la vita di Edvige è andata avanti in discesa: «Il mio fidanzato era capitano dell’esercito», aggiunge con un sorriso, «alla fine della guerra mi è venuto a prendere con la motoretta a Colledara, ci siamo sposati e siamo andati a vivere a Pescara, di fronte alla stazione. Lui è diventato geometra del genio civile e io ho continuato a fare la casalinga. Andavo spesso al mare, ma adesso non ho più le forze».

Dopo la perdita del marito, nel 1973, Edvige è vissuta per un po’ da sola e successivamente si è trasferita dal figlio accudendo i nipoti Marco e Giulia, oggi 33 e 32 anni. «Quando escono chiedo sempre dove vanno e voglio sapere quando rientrano così posso dormire tranquilla», rimarca la donna, «dico sempre che vivo da sola e in compagnia, perché ho una mia parte della casa con la mia camera e il bagno. Da ragazza ho vissuto con i vecchi e so quanta pazienza ci vuole».

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